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Alfasigma sarebbe in cerca di “opportunità”

Le aziende farmaceutiche italiane ancora troppo piccole per operare a livello globale

Sul Corriere della sera Economia nell’articolo “Parte il risiko della farmaceutica: da Alfasigma a Stevanato, la «fabbrica Italia» vuole crescere” si sostiene che si stanno infittendo i colloqui fra le grandi famiglie del farmaco per procedere ad alleanze utili a sostenere corposi piani di investimento sulla ricerca e sull’espansione all’estero.

L’articolo fa riferimento al Gruppo Stevanato che opera con soluzioni per la somministrazione di farmaci e per la diagnostica che avrebbe come obiettivo di raccogliere «nuove forze economiche coerenti alla costante e organica crescita finanziaria del gruppo». Lo stesso dovrebbe fare Ice Pharma specializzata nella produzione di principi attivi. Sul mercato potrebbe finire anche la Bormioli Pharma, attiva sullo stesso mercato di Stevanato e controllata dal fondo Triton.

Fra i candidati a svolgere un ruolo aggregante fra aziende farmaceutiche figurerebbe Alfasigma: 1,2 miliardi di ricavi, 58% all’estero, 230 milioni di ebitda (ndr: Earning before interest taxes depreciation and amortization, in italiano margine operativo lordo (MOL) è un indice di redditività) protagonista sul mercato nel campo della cardiologia, dell’0rtopedia e con marchi come la NeoBorocillina, Yovis e Biochetasi. Ma di dimensioni ancora troppo contenute.

Dopo un periodo di riassetto e di riorganizzazione, il gruppo che fa capo alle famiglie Golinelli e Cavazza ha disegnato un nuovo percorso fatto di acquisizioni. Il board presieduto da Stefano Golinelli ha anche chiamato in consiglio Carlo Rosa, alla guida di Diasorin, per arricchire le competenze del gruppo di cui è ceo Francesco Balestrieri (ex Novartis). Alfasigma starebbe dialogando con molte banche d’affari come Goldman Sachs, Lazard e Rothschild, alla ricerca di opportunità. Operazioni impegnative in una fase di tassi alti, che potrebbero anche preludere ad aggregazioni o aperture del capitale.

Redazione Fedaisf

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