Le recenti tensioni tra Pechino e occidente spingono a tenere in considerazione la grande dipendenza dei paesi europei da Pechino su diversi farmaci
Affari italiani – 26 maggio 2023
Europa dipendente dalla Cina su antibiotici e altri farmaci
Non solo la dipendenza sulle esportazioni. C’è un altro settore, di cui si parla molto meno, in cui i paesi dell’Unione europea hanno sviluppato una profonda dipendenza nei confronti della Cina. Si tratta dei medicinali, in particolare degli antibiotici. E c’è chi arriva a immaginare una potenziale crisi, qualora i rapporti tra Pechino e occidente peggiorassero improvvisamente. In particolare l’Italia segue con attenzione, visto che il governo Meloni potrebbe presto annunciare l’uscita dalla Via della Seta, esponendosi a potenziali ritorsioni di Pechino.
Qualche numero. Come sottolinea Politico, i dati del settore mostrano che l’Europa produce oggi solo un quarto degli ingredienti farmaceutici attivi del mondo, rispetto alla metà del 2000, e si affida sempre più alle importazioni. Cina e India ne producono più della metà ma è sempre Pechino a farla da padrone, visto che gli input indiani dipendono proprio dalle importazioni dalla Repubblica Popolare.
L’eccessiva dipendenza dell’Ue dalla Cina per i farmaci può essere attribuita a diversi fattori. In primo luogo, la posizione dominante della Cina nel mercato farmaceutico mondiale, alimentata dalle sue capacità produttive su larga scala e dai costi di manodopera più bassi, l’ha resa una fonte attraente per la produzione di farmaci. I Paesi europei si sono sempre più rivolti alla Cina per soddisfare la loro domanda di farmaci a prezzi accessibili, in quanto offre prezzi competitivi rispetto ai fornitori nazionali o europei.
In secondo luogo, la complessità della catena di approvvigionamento gioca un ruolo nella dipendenza dell’Ue dalla Cina. I prodotti farmaceutici comportano una catena di approvvigionamento globale molto intricata e la Cina si è posizionata come attore chiave diventando un importante produttore di ingredienti farmaceutici attivi (API), che sono componenti cruciali di molti farmaci. La dipendenza dell’Ue dalla Cina per gli API ha creato una situazione vulnerabile, rendendola suscettibile di interruzioni causate da tensioni geopolitiche, disastri naturali o problemi di controllo della qualità.
La riduzione del rischio voluta da Von der Leyen, mentre Meloni si prepara a decidere sulla Via della Seta
Politico elenca i settori specifici in cui la Cina ha conquistato una posizione semi dominante, a partire dagli antibiotici e la produzione della penicillina. Ma la Cina è anche un esportatore chiave in altre categorie, come i farmaci per la pressione sanguigna o gli antidolorifici. Inoltre, fornisce all’industria farmaceutica europea gli ingredienti di base per la produzione di una più ampia gamma di farmaci.
L’eccessiva dipendenza dell’Ue dalla Cina per i farmaci comporta rischi e conseguenze significative. In primo luogo, compromette la sicurezza e la resilienza dei sistemi sanitari dell’Ue. In tempi di crisi, ci si espone a problemi. Lo si è visto in occasione della pandemia di Covid-19, quando l’Italia dipendeva dalla Cina anche per le forniture sanitarie e protettive contro il virus, quantomeno in una prima fase. E in generale l’incapacità dell’Ue di produrre farmaci essenziali a livello nazionale o di diversificare le fonti di approvvigionamento può comportare una maggiore vulnerabilità e ostacolare gli sforzi di risposta alle emergenze.
Come uscirne? Gli esperti consigliano investimenti mitari nelle capacità produttive nazionali e nella promozione della ricerca e lo sviluppo nel settore farmaceutico. Ma secondo alcuni osservatori i paesi europei dovrebbero anche cercare di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento stabilendo partenariati con altri paesi e regioni. Quella famosa “riduzione del rischio” teorizzata di recente dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che non significa disaccoppiamento ma comunque alzare le proprie difese e ridurre la dipendenza verso l’esterno. Non solo nei confronti della Cina.
Politico arriva a immaginare uno scenario drammatico in caso di un conflitto tra Cina e Taiwan. Con ipotetiche sanzioni o blocchi alle spedizioni che avrebbero conseguenze drastiche. Va sottolineato che non appare per nulla inevitabile un conflitto sullo Stretto fortunatamente, e anzi di Pechino sembra aver abbassato nettamente le tensioni. Ma quello della dipendenza sui medicinali, resta un caso di studio rilevante, forse ancora di più per un’Italia che a causa del pressing degli Stati Uniti sembra destinata a uscire dalla Belt and Road Initiative esponendosi a potenziali ripercussioni nei rapporti bilaterali con il gigante asiatico.
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