Nelle cronache recenti dei beni di consumo ha trovato un’ampia eco la fusione fra Integratori Italia, parte di Unione italiana food (450 aziende) e Federsalus, che raccoglie sotto lo stesso tetto 240 aziende nazionali e multinazionali della filiera degli integratori alimentari. Il settore è vitale, tanto che, persino in un anno complesso come il 2020, ha aumentato il proprio valore di quasi il 3% sul 2019. D’altra parte, l’ultima indagine di settore della stessa Federsalus documenta che il 59% delle aziende ha avuto ricavi in crescita e un tasso di occupazione che – nel 90% dei casi – è aumentato o rimasto costante, con una marginalità sull’Ebitda che arriva al 14,6% e supera quello dell’industria farmaceutica (12,6 per cento).
Distribuzione moderna ha chiesto a Germano Scarpa, presidente di Federsalus, le ragioni di un’azione che ha dato vita a Integratori & Salute, una super associazione di 690 imprese.
Quali sono i motivi della fusione?
Questa operazione comporta un notevole vantaggio sia a livello nazionale, sia internazionale. Non si tratta di una fusione finanziaria, ma di un’alleanza che permette di portare a fattore comune e di rendere ancora più visibili due associazioni che avevano entrambe le proprie eccellenze, ma in modi diversi. Federsalus, nata nel 1999, ha saputo, dal canto suo, aggregare il mondo dell’integrazione alimentare e fare cultura, tramite convegni, seminari, webinar e altri strumenti di comunicazione. Ma è nel mondo confindustriale, che comprende Unione italiana food e, dunque, Integratori Italia, che si prendono decisioni che possono incidere sui mercati.
E le sinergie?
Sono fondamentali e anche naturali per due realtà che lavorano nello stesso ambito e che realizzeranno, dunque, progetti che andranno ben oltre la loro semplice somma. Non ci sono acquirenti e acquisiti, ma ci sono, invece, nuove opportunità per tutti.
Quale sarà l’impatto sui canali commerciali?
La fusione fra Integratori Italia e Federsalus non va interpretata in questa chiave di lettura, come un vantaggio o uno schieramento verso un canale commerciale piuttosto che un altro. Ritengo invece che, portando beneficio a tutta la categoria merceologica, darà anche ai nostri interlocutori commerciali maggiore visibilità del prodotto. D’altronde il panorama è molto variegato e comprende Gdo, farmacie e parafarmacie, negozi per sportivi. Aggiungo Internet, in crescita del 23%, sebbene con vendite ancora relativamente piccole. Ma attenzione: il commercio elettronico merita una seria regolamentazione, per esempio dal lato della logistica, visto che parliamo di prodotti non banali e, talora, con precise regole di conservazione.
Anche per questo settore si parla di eccellenza italiana. Perché?
Se pensiamo che, fatto 100 il mercato europeo degli integratori, l’Italia rappresenta il 29 per cento, e che gran parte delle nostre aziende esporta, nel nostro continente, più del 40% della propria produzione, ci rendiamo conto che l’industria made in Italy è capofila. E infatti, anche in questi anni problematici, le imprese hanno continuato a investire, a fare ricerca, a concentrarsi sul benessere dei consumatori, dando un buon contributo alla nostra economia e questo anche perché molti soggetti, fortunatamente, non hanno avuto particolari decrementi di fatturato e, anzi, spesso sono riusciti a crescere.
Quali sono i trend?
Il mercato degli integratori alimentari, sviluppandosi sempre di più, cresce ovviamente meno rispetto al passato, ma si attesta, nel 2021, intorno a un apprezzabile +4-5 per cento, raggiungendo un valore di 3,7 miliardi di euro. Il settore è vivace, anche se ci sono alcune nubi all’orizzonte. Per esempio, le nazioni del Nord Europa sono in competizione con gli italiani, specie nel segmento dei prodotti a base di erbe. La nuova associazione potrà dare un contributo, tenendo alta la bandiera del made in Italy a livello internazionale.
Quali i best seller durante gli oltre 18 mesi del Covid?
Il periodo ha spinto verso l’alto gli integratori a base di vitamine: anzi alcune, come la vitamina D, sono state, quasi, scoperte proprio in queste circostanze. La parte del leone, naturalmente, è andata a quei prodotti che sostengono il sistema immunitario e alle formulazioni che agevolano e regolarizzano il sonno. Certo sul mercato ha inciso la lunga chiusura delle palestre, anche se poi molti italiani si sono attrezzati per fare sport in casa, o all’aperto. C’è stato, insomma, un certo rimescolamento di carte, ma non è mancata di sicuro l’attenzione dei consumatori.
Che prodotti utilizza chi non è uno sportivo regolare?
Per chi non è uno sportivo amatoriale, ma semplicemente si accontenta di mantenere una certa forma fisica, gli integratori più utilizzati sono quelli salini e i fermenti lattici, visto che è dimostrato che il benessere intestinale aiuta le prestazioni fisiche. In ogni caso ritengo che l’amplissima offerta delle nostre aziende possa soddisfare moltissime esigenze e molteplici stili di vita.
L’ultima indagine di settore di Federsalus