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Tumori, i farmaci e il rincaro del 1500%

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato verificherà l’ipotesi di abuso di posizione dominante della società nel mercato dei farmaci antitumorali, compresi nella fascia A e quindi a carico del Servizio sanitario nazionale. Le medicine in questione sono quattro: l’Alkeran, il Leukeran, il Purinethol e Tioguanina

Inserito da Redazione Il 28 novembre, 2014 – SocialGamesPro

Il costo di alcuni farmaci antitumorali utilizzati per la cura in particolare di leucemie, linfomi e mielomi ha subito un aumento che va dal 250 al 1500 per cento. È la cattiva notizia che arriva dall’Antitrust che ha aperto un’istruttoria sulla Aspen Pharma Trading Limited (di seguito solo Aspen), società del gigante farmaceutico sudafricano leader nella produzione di farmaci generici. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato verificherà l’ipotesi di abuso di posizione dominante della società nel mercato dei farmaci antitumorali, compresi nella fascia A e quindi a carico del Servizio sanitario nazionale. Le medicine in questione sono quattro: l’Alkeran, il Leukeran, il Purinethol e il Tioguanina che, come scrive l’Antitrust, non sarebbero sostituibili con altro farmaco perché “non esistono in commercio altri prodotti a base dello stesso principio attivo”.

NONOSTANTE CIÒ, il loro costo è aumentato di tanto all’inizio di quest’anno. Per fare un esempio, l’Alkeran che prima costava al pubblico 5,80, adesso ne costerà 95. La variazione di costi è stata decisa dopo una serie di riunioni e scambi di lettere tra la società e l’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, che cha deliberato gli aumenti percentuali che vanno dal 250 al 1500 per cento il 17 marzo scorso. La contrattazione sui farmaci però è iniziata mesi prima, a marzo 2013, quando la Aspen ha sottoposto ad Aifa le “domande di variazione del regime di rimborsabilità dei medicinali”. Sostanzialmente chiedeva di spostare i quattro farmaci dalla fascia A, di cui fanno parte i medicinali essenziali a carico del Servizio Sanitario Nazionale, alla fascia C, ossia tra quelli a totale carico del paziente soggetti a prescrizione. Inoltre in una lettera del 9 aprile 2013 inviata all’Aifa, la società evidenzia “la necessità di allineare i prezzi nei vari Paesi dell’Unione Europea per garantire nei rispettivi mercati la sostenibilità del prezzo e l’adeguatezza della fornitura”.

Alla fine l’Aifa decide di contrattare sul prezzo lasciando la possibilità al malato di continuare a far pagare il farmaco al servizio sanitario. Il 14 ottobre 2013 però l’Aspen alza i toni e invia all’Aifa una lettera minacciando il “ritiro dei farmaci dal mercato”. “Nella comunicazione citata – scrive l’Antitrust – si legge che qualora Aifa non avesse provveduto alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle determine di riclassificazione in fascia C o, eventualmente, di rideterminazione del prezzo in fascia di rimborsabilità, entro il termine dettato da Aspen (novembre 2013) ‘la scrivente procederà tempestivamente ai sensi di legge a comunicare l’interruzione della commercializzazione in Italia dei prodotti, a far data da gennaio 2014. Nella suddetta evenienza, la scrivente si adopererà per rendere reperibili i medicinali per i pazienti italiani attraverso i mercati di altri paesi dell’Unione Europea al prezzo ivi vigente’”. PASSANO cinque mesi e l’Aifa cede, concordando un aumento dei prezzi che arriva addirittura al 1500 per cento. Così il Leukeran che costava 7,5 euro passa 94 euro; il Purinethol da 16 euro a 95 euro e il Tioguanina da 53 euro a 219. Un aumento di costi che graverà sul Servizio Sanitario Nazionale. Su questa situazione però il Garante della concorrenza ha aperto un’istruttoria contro “il comportamento abusivo” dell’Aspen che “si sarebbe concretizzato in una strategia volta ad ottenere un incremento molto rilevante del prezzo di vendita dei farmaci (..). A fronte della consapevolezza dell’assenza di farmaci sostituibili, la strategia di Aspen appare basata sulla minaccia credibile del ritiro delle proprie specialità medicinali dal mercato in caso di mancato accordo”.

Redazione Fedaisf

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