“Consumerismo” denuncia l’eccessivo consumo di farmaci in Italia, sostenendo che siamo ai vertici della classifica dell’Unione Europea. Riportiamo alcuni stralci e rimandiamo all’articolo integrale per chi volesse approfondire
Italiani ”dipendenti” dai farmaci. L’analisi di Consumerismo NP
SANITA’, CONSUMATORI DENUNCIANO: IN ITALIA ABNORME CRESCITA DELLA SPESA PER I FARMACI, SIAMO AI VERTICI DELLA CLASSIFICA UE
Il rapporto OsMed elaborato da Aifa ci dice che nel 2019 crescono i farmaci acquistati dai cittadini di tasca propria. I medicinali di fascia C registrano una spesa di 5,7 miliardi di euro – con un aumento del 6,6% – di cui il 53,6% per farmaci acquistati con ricetta e il 46,4% per i medicinali di automedicazione Sop e Otc. Lo rileva il Rapporto nazionale OsMed 2019 ‘L’uso dei farmaci in Italia’, realizzato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).
Nel 2019 in Italia, inoltre, la spesa farmaceutica pro capite, comprensiva dei medicinali acquistati direttamente dalle strutture sanitarie pubbliche e di quelli erogati attraverso il canale della convenzionata, è stata pari a 384,43 euro. Nel 2019 la spesa farmaceutica totale è stata di 30,8 miliardi di euro, con un aumento del 5,8% rispetto all’anno precedente.
Farmindustria poi nel suo “Indicatori farmaceutici” pubblicato nel luglio scorso sostiene che il prezzo medio dei farmaci in Italia è il più basso fra i grandi Paesi europei.
Il 2019 registra un lieve incremento dei prezzi dei medicinali (+0,2%), con l’inflazione a +0,6%. Continua il calo dei prezzi dei farmaci rimborsabili, -1,0% rispetto all’anno passato.
Nonostante il segno più del dato 2019, nel lungo periodo il prezzo dei farmaci è in calo: dal 2001 sono scesi complessivamente del 34,2%, a fronte di un aumento dell’inflazione del 33,3% e di incrementi dei costi in praticamente tutte le loro voci.
Ancora più evidente il calo per i medicinali rimborsabili che, anche per effetto delle molte manovre di taglio che si sono succedute negli anni, sono diminuiti del 51% dal 2001 al 2019.
Nel confronto con gli altri Paesi Ue, dal 2001 l’Italia mostra una performance peggiore (-34,2% rispetto a una media di +31,8%). Tali dati confermano il trend storico del rapporto tra prezzi dei medicinali e inflazione, generalmente in calo in tutti i Paesi europei, ma più rapidamente in Italia.
Il ricavo medio industriale in Italia per i prodotti in farmacia nel 2019 è pressoché stabile, anche se in calo negli ultimi dieci anni e tra i più bassi fra i principali Paesi Ue (5,7 euro rispetto a una media di 10,4).
Infine l’Ocse fa un focus sulla spesa per i prodotti farmaceutici. La spesa corrente in percentuale (medicinali prescritti e da banco) assieme a quelle che l’Ocse definisce “altre spese mediche non durevoli” (che secondo le definizioni Istat sono i prodotti per la cura della persona, cioè saponi, cosmetici, ecc.), è del 17,5% in Italia e del 16,1% nella media Ocse, con tutti i maggiori partner Ue che registrano un’incidenza minore (Germania 14,1%; Francia 13,2%; Regno Unito 11,9%) e con l’Ungheria al top (27,9%) e la Danimarca fanalino di coda (6,3%).
Cambia poco la classifica questa volta considerando la spesa procapite a parità di potere di acquisto:l’Italia è a 601 dollari, la media Ocse a 553. Ma dei maggiori partner Ue, è sempre al di sotto il Regno Unito con 469 dollari, mentre volano al di sopra dell’Italia Francia (653) e Germania (823). Il valore più elevato è quello degli Stati Uniti che superano la Svizzera con 1.220 dollari contro 963, mentre in coda c’è questa volta la Turchia con 120 dollari procapite.
Ma assimilare farmaci e saponette non ci sembra molto corretto.
In sostanza, come accade in molte cose, i dati cambiano a seconda di quello che vuole dimostrare l’osservatore. L’unico dato certo è che aveva ragione Einstein: tutto è relativo.
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