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Il Covid-19 ha modificato l’attività delle case farmaceutiche, ma il contatto personale resta insostituibile

Digitale e maggiore attenzione alla sostenibilità: il Covid-19 ha modificato l’attività delle case farmaceutiche, comprese quelle che non stanno lavorando sul vaccino, spiega Raiffeisen Capital Management

yahoo finanza – 30 luglio 2020

L’industria farmaceutica è stata tra le poche a non aver subito un blocco totale nelle fasi di lockdown, ma questo non significa che il nuovo scenario non abbia implicazioni sul settore. Per approfondire come si stiano muovendo le compagnie il team SRI di Raiffeisen Capital Management ha interpellato alcune delle maggiori società farmaceutiche quotate in borsa, nel corso delle attività di dialogo ed engagement. “Ovviamente gli effetti del Covid-19 variano da azienda ad azienda e dipendono soprattutto dal rispettivo modello di business”, specifica Andreas Perauer, Team Investimenti Socialmente Responsabili (SRI) di Raiffeisen Capital Management.

GLI ESEMPI DI SANOFI, NOVO NORDISK E MERCK

Per esempio, la francese Sanofi, è in prima fila nella lotta contro il virus, mentre la società danese Novo Nordisk continua a sviluppare prodotti specializzati in malattie croniche come il diabete, che non sono direttamente legate al coronavirus. Quest’ultima società, pur prevedendo un temporaneo calo del numero di nuovi clienti, ha donato 2.000 tonnellate di etanolo per la produzione di disinfettanti. Anche la tedesca Merck si è distinta in questo filone di impegno sociale mettendo a disposizione gratuitamente il farmaco Interferon-beta 1a (Rebif®) per uno studio dell’istituto di ricerca francese Inserm.

ASSICURARE LA FORNITURA DI FARMACI IMPORTANTI

Un altro aspetto indagato è quello delle misure adottate per evitare strozzature nella fornitura di farmaci importanti. AstraZeneca, per esempio, è riuscita a evitare la carenza grazie al mantenimento di elevate scorte di ingredienti farmaceutici attivi, mentre l’intera filiera è soggetta a un’attenta pianificazione della continuità del business. Anche Merck non ha avuto nessun problema critico, sebbene il management abbia ammesso che “deve sempre più far fronte a ulteriori costi per mantenere il livello richiesto sia in termini di approvvigionamento che di consegna”.

R&S, NON SOLO COVID-19

A proposito di costi, la ricerca e lo sviluppo (R&S) di Novartis, per esempio, punta ad avviare in tempi brevi uno studio clinico con il principio attivo ruxolitinib (Jakavi®). “Gli studi pre-clinici suggeriscono che il ruxolitinib potrebbe ridurre il numero di pazienti che richiedono cure intensive e respirazione meccanica a causa di un grave decorso della malattia”, spiega Perauer. In questo ambito è attiva anche AstraZeneca che, in collaborazione con diverse università e il governo svedese, studia un nuovo anticorpo in grado di riconoscere, legare e neutralizzare il virus SARS CoV-2 limitandone gli impatti. Tra le aziende che stanno invece sviluppando studi anche al di fuori di quelli sul Covid-19, figurano Sanofi e Novo Nordisk.

LA GRANDE OPPORTUNITÀ DELLA DIGITALIZZAZIONE

Infine, la digitalizzazione, che rappresenta anche per l’industria farmaceutica una tra le più grandi opportunità. “Merck, in particolare, collabora con la società di software Palantir Technologies a una piattaforma chiamata Syntropy che he accelera le intuizioni basate sulla collaborazione nella lotta per la risoluzione del cancro. e tante altre malattie” fa sapere l’esperto del Team SRI di Raiffeisen Capital Management. Novartis, invece, utilizza la digitalizzazione soprattutto per il monitoraggio degli studi clinici, la gestione delle scorte e nei processi di R&S. La digitalizzazione si riflette anche nel modo di comunicare con un numero crescente di conferenze online sia all’interno dell’organizzazione sia con medici e ospedali. Sebbene, come specifica la compagnia tedesca Evotec, il contatto personale resti insostituibile.

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Redazione Fedaisf

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