In Cina particolarmente a rischio di contagio coronavirus è il personale sanitario, che è particolarmente esposto. Si ritiene che oltre 3mila tra medici e infermieri siano stati contagiati da SARS-CoV-2 fino ad oggi, dei quali 1.716 sono stati ufficialmente confermati. Si registrano anche diverse vittime, tra le quali figurano il dottor Liu Zhiming di 51 anni, direttore dell’ospedale Wuchang di Wuhan, e il 34enne oculista Li Wenliang, medico eroe che per primo provò ad allertare colleghi, parenti e amici della diffusione del virus. L’uomo fu messo a tacere dalle autorità, ma quando l’epidemia è esplosa in tutta la sua violenza è stato riabilitato dalla magistratura ed è tornato al proprio lavoro; purtroppo è rimasto contagiato e a causa dell’aggravamento delle sue condizioni è deceduto.
In Italia
“Dei 14 contagiati dal nuovo Coronavirus in Lombardia, 5 sono operatori sanitari, medici e infermieri. È indispensabile che le Regioni forniscano subito il previsto materiale di protezione e indicazioni univoche su come gestire i casi. Così si rischia di vanificare il lavoro fatto dal Ministero della Salute, che sin da subito ha invece fornito tali indicazioni, demandando alle Regioni i protocolli operativi e la fornitura dei materiali” ha dichiarato in un comunicato il Dr. Anelli, Presidente FNOMCeO.
“I medici non possono, però, essere lasciati soli e senza protezione a gestire la situazione. I medici, gli operatori sanitari, devono per primi essere messi in sicurezza, per poter continuare ad aiutare gli altri. È la prima regola del soccorso”, ha ribadito il presidente della FNOMCeO
Silvestro Scotti della Fimmg aggiunge: “Il medico di famiglia che visita un paziente con sintomi sospetti da COVID-19 dovrà essere dotato di sistema di sicurezza: mascherine FPP2 e FPP3, tuta e occhiali (forniti dall’Asl) per evitare di diventare lui stesso soggetto contaminante. L’obiettivo è quello di evitare contatti a rischio”.
C’è però una categoria di professionisti, che ovviamente viene ignorata, che va presa in seria considerazione: sono gli Informatori Scientifici del Farmaco (ISF) e gli Informatori Scientifici (IS) in genere (integratori, parafarmaco, ecc.). Al pari di qualsiasi altro operatore sanitario sono esposti a contagio, forse anche più degli altri. Essi vanno da ambulatorio ad ambulatorio, da ospedale a ospedale, da reparto a reparto. Oltre al pericolo di contagio possono diventare una fonte incontrollabile di diffusione del virus.
Possono però anche essere una risorsa preziosa data proprio dalla loro capillare attività. Se Farmindustria acconsente, possono veicolare su tutto il territorio nazionale notizie, locandine, manifesti, dépliant o quant’altro in tutti i posti da loro visitati.
Proteggete gli ISF e “usateli” per salvaguardare la salute pubblica
Notizie correlate: Ministero salute. Dieci comportamenti da seguire