Su “Il Sole 24ORE” del 2 marzo 2019 viene riportata una ricerca condotta da PageGroup, gruppo di recruiting specializzato in indagini retributive, sugli stipendi dei lavoratori ed in particolare, il quotidiano economico, riferisce di una classifica dei top 20 dei lavori con gli stipendi più alti in Italia.
Il quotidiano di Confindustria si sofferma soprattutto su l’affiliate manager, il growth hacker, l’ingegnere Javascript. Un tris d’assi che, nel quadro generale dove ai giovani alla prima esperienza lavorativa, garantiscono un buon livello di retribuzione di partenza che, nel giro di 4/5 anni, ha buone probabilità di raddoppiare.
Dopo aver descritto le funzioni di quei lavori, il quotidiano economico continua: “Ma non c’è solo il mondo digitale. Nella top 20 dei “mestieri” meglio retribuiti per i giovani spiccano anche figure che operano in altri universi: dalla finanza alla vendita al dettaglio, dall’assistenza sanitaria alle assicurazioni.
Si va dai controllori delle vendite per la finanza ai buyer per il retail, dagli informatori scientifici del farmaco ai product specialist”.
A noi, ovviamente, interessa soffermarci sull’inserimento degli ISF in questa classifica.
PageGroup spiega: “L’obiettivo delle nostre Salary Survey è quello di fornire una visione accurata ed aggiornata dei livelli retributivi dei profili più richiesti, ma anche di affiancare aziende e candidati nella delicata fase di negoziazione degli aspetti salariali.
Questi studi sono il frutto del lavoro quotidiano dei consulenti e della valutazione delle candidature incontrate ogni mese, oggetto di un’approfondita analisi dei percorsi, delle aspirazioni e delle condizioni economiche dei candidati.
Per ogni ruolo abbiamo preso in considerazione le tendenze del mercato oltre alle possibili evoluzioni di carriera”. “Le retribuzioni vengono presentate secondo un importo minimo e massimo comprendendo la parte variabile non considerando benefit quali alloggio, auto aziendale e stock options”
Non vogliamo certo contestare “una visione” così “accurata ed aggiornata dei livelli retributivi” (anche se l’ISF è stato inserito in un profilo commerciale che è illegale), ma probabilmente non sono state prese in considerazioni tutte le realtà lavorative e soprattutto contrattuali che caratterizzano il lavoro di informatore scientifico del farmaco che vanno dalle retribuzioni riportate dalla ricerca alle retribuzioni a 200 euro al mese. Se vogliamo fare una media matematica risulta una retribuzione di 26.200 euro all’anno.
Ma neanche questo sarebbe un dato veritiero, per esserlo bisognerebbe sapere quanti sono gli ISF che prendono 50.000 euro all’anno e quanti 2.400 euro, anche se, per questi ultimi, bisognerebbe calcolare una cifra in negativo, ovvero quanto ci rimettono per lavorare. Ci vorrebbe cioè un valore mediano, impossibile da ottenere perché non esistono dati ufficiali né su quanti ISF sono presenti in Italia né come sono contrattualmente inquadrati.
Anche se AIFA li rendesse noti, perché le aziende farmaceutiche dovrebbero per legge comunicare il numero e i nominativi degli ISF impiegati, probabilmente non sarebbero attendibili neanche questi dati. Proprio tutte le aziende farmaceutiche forniscono questo dato? Siamo sicuri, per esempio, che tutte quelle aziende che assumono ISF “plurimandatari” (una situazione eccezionale che per legge deve avere una specifica autorizzazione ministeriale dopo valutazione di AIFA) comunichino all’AIFA il numero di ISF da loro impiegati?
Il dato di PageGroup si riferisce evidentemente agli ISF a Contratto Nazionale dei Chimici, ma questo dato potrebbe essere fuorviante e illusorio, soprattutto per quei giovani che pensano di intraprendere questa professione. Non sappiamo, anche se lo supponiamo, quanti siano gli ISF a “Partita IVA” con contratti più o mano atipici e vergognosamente sottopagati. Sappiamo però che ogni anno sono sempre di più.
ISF, una professione apparentemente tutelata e regolamentata dalla legge. In realtà abbandonata alla legge della giungla.
Redazione Fedaiisf – 4 marzo 2019
Notizie correlate: Il Sole 24Ore