Il lavoro in questione viene citato almeno dal 5 gennaio su diversi gruppi Facebook ‘no-vax’
Vaccini: il caso degli scienziati “no vax” a loro insaputa, “nostro studio travisato”
Meteo web – a cura di AdnKronos – 10 gennaio 2019
“Sono stupito, il nostro studio dice l’esatto contrario“. Quando Emilio Clementi, direttore dell’Unità operativa di Farmacologia clinica dell’ospedale Sacco – università degli Studi di Milano, legge le informazioni circolate riguardo a una ricerca condotta dal suo gruppo nel 2013 sull’encefalomielite acuta disseminata (Adem) e sui dati presenti al riguardo nei sistemi di report degli eventi avversi da vaccini, la sua reazione è questa. “Sono saltato sulla sedia“, dice all’AdnKronos Salute. Il lavoro in questione viene citato almeno dal 5 gennaio su diversi gruppi Facebook ‘no–vax‘. Per la precisione, a rimbalzare online sono le slide pubblicate sul sito Epicentro dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e usate in occasione di un convegno dal primo autore, Paolo Pellegrino (non più al Sacco, perché è andato a lavorare per un’azienda farmaceutica).
L’8 gennaio lo studio diventa anche oggetto di un intervento stampa di Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine dei biologi. D’Anna dice che è stato “tenuto ‘ben riposto’ nel classico cassetto di turno“. Questo suo intervento contribuisce a rendere ancora più virale sul web la ricerca. “In realtà – precisa Clementi, insieme a una delle autrici principali Carla Carnovale – la nostra ricerca è stata pubblicata su un’importante rivista scientifica, ‘Plos One’. Ed è su Pubmed“, motore di ricerca gratuito che permette l’accesso alla letteratura scientifica e rappresenta un punto di riferimento per tutti i ricercatori. “Non c’è nulla di nascosto. Più evidente di così non potrebbe essere“.
Ma il primo chiarimento lo specialista, anche lui fra gli autori, lo vuole fornire sulle conclusioni dello studio: “Quello che abbiamo scritto è che i risultati non supportano le precedenti evidenze scientifiche che suggeriscono un aumento di questa malattia dopo il vaccino. Non c’è una correlazione sostenibile tra la vaccinazione e l’encefalomielite acuta disseminata“. E le sue parole si possono ritrovare anche nel testo completo dello studio, esattamente così: “I nostri risultati non supportano le precedenti evidenze in letteratura su un aumento della frequenza di Adem dopo la vaccinazione nell’infanzia“. Clementi spiega in maniera dettagliata perché. Prima di tutto chiarendo quali sono i dati riportati nel lavoro.
I ricercatori hanno guardato nei database dei sistemi di report attivi negli Stati Uniti e in Europa, rispettivamente il Vaers (Vaccine Adverse Event Reporting System) e l’EudraVigilance postauthorisation module (Evpm), per vedere quante notifiche di Adem fossero presenti. La popolazione di questi database era di un miliardo di persone e il periodo considerato dallo studio va dal 2005 al 2012, dicono Carnovale e Clementi. In questo lasso di tempo le notifiche di encefalomielite acuta disseminata sono risultate 236 negli Usa (l’analisi ne ha considerate 199 escludendo quelle già bollate come non correlate e inclassificabili) e 205 nel sistema europeo. Totale: 404, su un miliardo di persone in 8 anni.
In più, gli autori evidenziano che “le analisi condotte su database di questo tipo hanno limiti noti a tutti, trattandosi di notifiche spontanee di medici, cittadini e per l’America anche di assicurazioni, senza validazioni da parte delle autorità competenti. Questo è un limite fortissimo – osserva Clementi – e veniva fatto notare nel lavoro. Il vantaggio è che ovviamente in questi database ci sono una serie di informazioni e rappresentano una buona fonte se usata con criterio. Dunque, che ci siano dei casi riportati di Adem è vero, ma con tutti i limiti evidenziati. I farmaci, tutti, hanno degli effetti collaterali. Non è inoltre corretto dire che l’Adem viene sviluppata a ogni età. Abbiamo osservato alcuni casi segnalati in adulti ma sono pochi e, di nuovo, con i limiti dello studio, non si può sostenere questa cosa“.
Altro nodo è il concetto di under-reporting, “problema tipico di tutta la farmacovigilanza. In questo caso si è segnalato under-reporting per alcuni specifici vaccini, ma perché si sono utilizzati meno. Che ci sia meno attenzione su alcuni vaccini perché meno utilizzati non è nulla di nuovo“. In definitiva, ribadisce Clementi, “nel full text si dice chiaramente che l’analisi è fatta su un miliardo di persone, la popolazione contenuta nei database. Tantomeno si parla di nesso causale, perché le informazioni usate non sono validate. Noi abbiamo recuperato i casi di Adem segnalati spontaneamente, ma magari il 90% non lo era proprio, non c’è stata valutazione clinica, e questo è scritto precisamente“.
I risultati dello studio girano in maniera travisata sul web, in un continuo passaparola. Corredati di link alle slide e di commenti come questo: “Alla faccia di chi dice che non ci sono prove o evidenze!!! I camici bianchi sanno tutto. E coscientemente negano tutto!!!“. O ancora: “Chissà Burioni e la Lorenzin cosa ne pensano!“. Non manca chi si sente tradito dal ministro della Salute Giulia Grillo, e chi vuole scriverle perché tolga l’obbligo vaccinale. I gruppi Fb in cui succede sono diversi: ‘Gruppo nazionale libera scelta vaccini’ (19 mila membri), ‘Auret, Autismo, Danni da Vaccinazioni e Malasanità’ (oltre 20 mila iscritti), ‘Free vax Italia’, ‘Io mi curo con l’omeopatia’. Cita lo studio anche Stefano Montanari, noto per posizioni critiche sui vaccini.
“Io – precisa invece Clementi – non sono né pro né contro i vaccini per ideologia. Guardo solo le evidenze scientifiche e le evidenze scientifiche non supportano la correlazione tra questa patologia e i vaccini. Non è questione di simpatie personali“. L’Asst Fatebenefratelli Sacco in cui l’esperto lavora ha un servizio di consulenza terapeutica attivo 24 ore su 24 “a cui si riferiscono i medici che hanno pazienti con farmaci complicati e politerapie, e c’è anche l’analisi sui vaccini. Solo guardando i dati del Buzzi (l’ospedale dei bambini dell’Asst, ndr) abbiamo fatto 44 consulti farmacologici sui vaccini. Siamo attenti al paziente, diamo supporto alle mamme e, a memoria da quando ci sono io, non abbiamo mai avuto un caso di reazione avversa a un vaccino“.
Tornando all’encefalomielite acuta disseminata, “anche l’Aifa – conclude Clementi – ci dice che in meno del 5% casi c’è una relazione temporale con la vaccinazione e la si rileva per un vaccino non più in uso e per uno contro l’encefalite giapponese, mentre per altre vaccinazioni è più rara e controversa. L’Aifa sottolinea che nella popolazione pediatrica l’incidenza di Adem da altre cause è di circa 8 volte maggiore di quella osservata dopo i vaccini in studi di farmacovigilanza. Sempre l’agenzia conclude che i dati non confermano un legame con i vaccini sospettati“.
Per approfondire http://www.meteoweb.eu/2019/01/vaccini-scienziati-no-vax/1204732/#bIEcPUpGAkJooJyh.99
Notizie correlate: Analisi delle segnalazioni internazionali di encefalomielite internazionali di encefalomielite acuta disseminata post vaccinazione
I vaccini non causano encefaliti ed encefalopatie
Spunta lo studio segreto sui vaccini: perché nessuno ne parla?
01/09/2019 – Raffaella Mazzei – velvet body
Vaccini: spunta uno studio segreto destinato a far parlare di sé. I ricercatori avevano evidenziato, infatti, oltre 400 casi di encefalomielite acuta disseminata. Provocata, appunto, dal vaccino. Eppure tali dati sono rimasti chiusi in un cassetto per 5 anni, tenuti sotto chiave per motivi che è facile immaginare. Ovviamente nessuno vuole tirare acqua nel mulino dei no vax: l’utilità dei vaccini non viene messa in discussione, eppure sarebbe il caso di mettere tutto sul piatto della bilancia. Studio segreto compreso, dal nome complesso: Analisi delle segnalazioni internazionali di encefalomielite acuta disseminata post vaccinazione. Questo era in pratica il primo report volto a descrivre, in maniera dettagliata, le caratteristiche epidemiologiche dell’encefalomielite acuta disseminata post-vaccinica. Lo studio, datato 2013, era opera dello studio del dott. Paolo Pellegrino dell’Unità di Farmacologia clinica dell’Azienda Ospedaliera Luigi Sacco dell’Università di Milano.
I risultati dello studio segreto
EpiCentro, portale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità, lo aveva pubblicato proprio nel 2013. Poi però più nulla, limitandone così la fruizione solamente agli addetti ai lavori. Numeri alla mano, le informazioni utili non mancano. Sono stati rilevati ben 199 casi di encefalite acuta disseminata dal VAERS (database americano) e altri 205 da EudraVigilance (sistema di monitoraggio sulla sicurezza dei farmaci in Europa). Gli autori della ricerca a questo proposito hanno affermato che sono state descritte per la prima volta “le caratteristiche epidemiologiche della encefalomielite acuta disseminata post-vaccinica. A differenza degli studi precedenti riguardanti i casi di ADEM post infettiva, è stato osservato che questa patologia può riguardare ogni età”.
I vaccini giudicati più rischiosi
Ma non finisce qui. Il vaccino anti-influenzale e anti-hpv siano quelli più comunemente associati a questa reazione avversa, hanno concluso i ricercatori dopo aver passato al setaccio i vaccini antimorbillo, esavalente, antiepatite B, antimeningococco, quello antinfluenzale e quello anti papilloma virus. Le informazioni sono deciisamente utili e pratiche e, senza dubbio, andrebbero sottoposte alla visione del Ministero e dell’opinione pubblica.
Encefalomielite acuta disseminata: cos’è
L’encefalomielite acuta disseminata (ADEM) è una patologia neurologica caratterizzata da un’infiammazione dell’encefalo e del midollo spinale. Con molta probabilità ha un’origine autoimmune. Esistono due tipologie di ADEM: l’ADEM post-infettiva – ovvero che deriva da una precedente infezione virale o batterica – e l’ADEM post-vaccinica – che insorge a causa di una precedente vaccinazione. I sintomi principali sono nausea, vomito, difficoltà visive, confusione, sonnolenza, debolezza degli arti, difficoltà nel deglutire, tendenza a cadere e convulsioni. Se si passa agli stadi più avanzati, la gravità aumenta a dismisura e può persino portare al coma.
Scetticismo sui vaccini? È colpa dell”isteresi’
Lo rivela uno studio del Dartmouth College Scetticismo sui vaccini? E’ colpa dell”isteresi’ Perché è così impegnativo aumentare il numero di persone che si sottopongono alle vaccinazioni? Come mai la resistenza a questi importanti presidi sanitari rimane forte, anche se le malattie prevenibili fanno ritorno?
Un nuovo studio del Dartmouth College cerca di analizzare la questione, mostrando che i problemi con i vaccini possono arrivare a causare un fenomeno noto come ‘isteresi’, che contribuisce a creare una sensazione
negativa attorno a un tema, irrigidendo l’opinione pubblica in questo caso contro la vaccinazione.
Un ciclo di isteresi, così si chiama tecnicamente questo fenomeno con applicazioni che vanno dalla meccanica all’elettromagnetica, dall’economia alla medicina, fa sì che l’impatto di una forza venga osservato anche dopo che la forza stessa è stata eliminata.
È il motivo per cui i tassi di disoccupazione possono rimanere alti anche in un’economia in ripresa. Ed è per questo che gli oggetti fisici resistono al loro stato originale anche dopo essere stati colpiti da una forza esterna.
E, secondo la ricerca Usa, questo è anche il motivo per cui il pubblico ‘resiste’ alle campagne di vaccinazione. “Dati tutti i benefici della vaccinazione, è stato difficile capire perché i tassi di vaccinazione possano rimanere ostinatamente bassi”, spiega Feng Fu, assistente di matematica al Dartmouth College.
“La storia conta e ora sappiamo che l’isteresi fa parte della risposta”. La ricerca, pubblicata sulla rivista ‘Proceedings of the Royal Society B’, è la prima a dimostrare che l’isteresi può avere un impatto anche sulla salute pubblica.
“Una volta che le persone mettono in dubbio la sicurezza o l’efficacia di un vaccino, può essere molto difficile farle andare oltre questi pareri negativi: l’isteresi è una forza potente che è difficile da rompere a livello sociale”, evidenziano gli studiosi.
Precedenti indagini hanno combinato modelli comportamentali con l’epidemiologia per comprendere la sfida rappresentata dalla vaccinazione volontaria.
Ma non sono riuscite a spiegare completamente la persistenza della bassa compliance all’immunizzazione.
Secondo la nuova ricerca, è l’isteresi a impedire l’aumento dei livelli di vaccinazione anche dopo che le obiezioni negative sono state chiarite, cosa che rende la società sempre più vulnerabile alle epidemie.
Lo studio fa riferimento all’esempio del vaccino contro la pertosse in Inghilterra e Galles nel periodo dal 1978 al 1992. Ci sono voluti 15 anni perché questo vaccino recuperasse terreno dopo le critiche ricevute e passasse da una copertura del 30 al 91%.
Secondo il team, questo dovrebbe avvenire in solo un anno, in circostanze ideali. Identificando l’effetto dell’isteresi nella vaccinazione, il gruppo di ricerca spera che i funzionari della sanità pubblica possano progettare campagne che aumentino i tassi di vaccinazione volontaria, in particolare promuovendola come un comportamento altruistico che deve far parte delle norme morali e sociali.
Barbara Di Chiara – adnkronos salute – 10/01/2019
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