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Convegno UILTEC a Milano sull’informazione scientifica. “L’ISF non può essere ridotto a piazzista”

Iniziativa UILTEC sull’informazione scientifica a Milano: “Valorizzazione della figura dell’informatore scientifico del farmaco. Temi che affronteremo nel nuovo CCNL”

Intervento di Paolo Pirani: “Una sanità positiva si realizza anche valorizzando il rapporto tra informatore scientifico del farmaco e il medico, che non può essere ridotto alla figura di un piazzista in una concezione mirante all’esclusiva contrazione dei costi”.

UILTEC – 20 giugno 2017

LImmagine correlatao ha affermato il segretario generale Uiltec, Paolo Pirani, intervenendo ad una iniziativa sull’informazione scientifica organizzata dalla Uiltec Milano. “L’attività dell’informazione scientifica del farmaco, proprio per la sua natura etico scientifica, è normata dalla legge per garantire i cittadini in un’idea di buona prassi del sistema sanitario nazionale.

Oggi purtroppo stiamo assistendo al proliferare di delibere di singole Uls, aziende ospedaliere e regioni che diffondono una difformità di criteri, aprendo la strada ad una deregolamentazione del sistema a scapito della professionalità e a danno dei cittadini.

Il tutto aggravato da una diffusione di licenziamenti individuali degli informatori scientifici del farmaco sulla base di valutazioni legate al fatturato dei prodotti”. “Questi temi – ha concluso –  devono essere ripresi da un’iniziativa del sindacato anche in vista della discussione sulle linee guida del nuovo contratto nazionale del settore chimico farmaceutico”.

Scarica la locandina
Leggi l’intervento di Livia Raffaglio (Segreteria Regionale Lombardia Milano Metropolitana)

Riportiamo sotto un estratto dell’intervento di Livia Raffaello

L’informatore viene sempre più assimilato, dalle Aziende del settore, ad un ruolo commerciale piuttosto che ad una figura scientificamente preparata ed esperta. Parallelamente vediamo Risultati immagini per uiltec convegno informatori scientificiassumere isf con CCNL commercio, intere linee in enasarco, con contratti di agenzia, richieste reiterate in ambito di rinnovo CCNL a far rientrare nelle declaratorie la professione degli informatori all’area commerciale e di marketing più che a quella medica.

La pratica quotidiana, spinta dalle società farmaceutiche, va insomma in una direzione inversa rispetto a quanto delineato dal quadro normativo presente oggi: sempre più richieste di pressioni nei confronti dei medici, media visite sempre più spinte, richieste di raccolta dati prescrittivi presso i medici -ammantati di “stime”, targettizzazione dei medici, numero visite mensili ed annuali che vanno ben oltre quanto definito dai regolamenti e dalle delibere regionali, inviti a congressi ai medici oltre il consentito, progetti STEM con affiancamenti da parte di società esterne che hanno come obiettivo quello di analizzare come rendere maggiormente efficaci le tecniche comunicative degli isf, al fine del raggiungimento del fatturato previsto; e ancora, fenomeno in crescita anche grazie alla Legge dell’amica Fornero- licenziamenti individuali per motivi economici di low performance, basse performance rispetto ai budget.

Ma noi sappiamo che l’attività degli isf deve rispondere a norme, regolamenti e codici deontologici che fanno rientrare questa professione in una cornice normativa ben delineata, oggi più di ieri.

Il sistema normativo legislativo nonchè i regolamenti delle strutture ospedaliere e sanitarie sono sempre più restrittivi: la Legge 269/2003 ha delegato alle diverse Regioni la facoltà di regolamentare l’attività dell’informazione scientifica del farmaco, e le delibere, in pressochè tutte le Regioni, hanno posto notevoli vincoli all’attività -sia di tipo numerico (visite), sia di tipo qualitativo (tempi e modalità); per entrare occorrono spesso badge e registrazione, qualificazione dell’isf, orari ben precisi, sempre più ridotti e sempre meno in concomitanza dell’accoglienza ai pazienti.

Come si tengono insieme dunque queste due tendenze, queste forze contrarie?? Vi può essere un approccio di tipo legale, che richiederebbe un’applicazione pedissequa della L.219 e seguenti, dei codici, delle delibere regionali e dunque che preveda il rifiuto categorico a qualsiasi richiesta vada oltre al dettame legislativo; vi può essere invece un approccio più aperto, che cerca di trovare un equilibrio tra l’operare in conformità alle leggi e senza che ne derivi peraltro una responsabilità soggettiva, ma evitando allo stesso tempo che per le aziende questo rappresenti una perdita drastica di fatturato e di conseguenza possa anche configurarsi un esubero occupazionale drammatico. Perché il timore che l’attenersi scrupolosamente ad ogni dettame in senso restrittivo possa generare un problema occupazionale molto più grave di quanto non già verificatosi e delineatosi fino ad oggi, è altrettanto reale.

Io credo che il CCNL e il rinnovo dello stesso, che come sempre nel nostro settore stiamo già con anticipo iniziando a preparare, debba essere un’occasione ed uno strumento -anzi direi il principale- per gestire e delineare questo scenario, non di facile approccio:

1. come primo elemento occorre riproporre in ambito contrattuale la difesa della professionalità e delle caratteristiche degli isf, con sottolineatura e rafforzamento di quanto definito dalle leggi e dai codici deontologici delle stesse organizzazioni imprenditoriali firmatarie del CCNL. La tutela dell’operare nella legalità deve essere il nostro primo obiettivo, al fine di non esporre il singolo informatore a rischi individuali di non conformità alle direttive legislative.

Risultati immagini per flessibilità del lavoro2. L’informatore, in virtù del suo rapporto diretto col territorio, si deve delineare come il perno di una nuova strategia commerciale centrata non esclusivamente sulla vendita, ma sullo sviluppo di partnership con i medici e gli altri attori del SS locale. Le prescrizioni del medico sono influenzate dall’affidabilità, dalla reputazione, dal servizio pre e post prescrizione che l’azienda è in grado di offrire. E queste capacità l’azienda le riflette in prima istanza attraverso i suoi informatori, con le sue skill, le sue competenze, umane e tecniche che l’informatore presenta al medico.

Allo stesso tempo però -e vengo al terzo punto- non possiamo sottovalutare il rischio di consegnare a sempre più aziende il ricorso a contratti nazionali di tipo diverso, e dunque dobbiamo ragionare su come tenere dentro al NOSTRO Ccnl la richiesta di cambiamento del mercato farmaceutico.

Il disegno di quei profili che l’evoluzione del mondo sanitario richiede alle aziende del settore non può che passare da noi: la creazione di nuove figure, terreno già esplorato in alcuni casi aziendali a fronte di esuberi- che raccolgano parzialmente le professionalità degli isf e tramite percorsi di formazione li convertano in altre figure professionali richieste dal mercato è una sfida che non ci deve spaventare e che dobbiamo raccogliere.

Le aziende farmaceutiche devono puntare a soddisfare non solo le esigenze del medico prescrittore, ma anche degli altri stakeholder del processo: specialisti, farmacisti, direttori sanitari ed amministrativi: l’enfasi va posta sempre più su costo/durata della terapia, impatto sul SSN, attività di consulenza per la gestione delle terapie, servizi di marketing a sostegno di progetti di prevenzione, ecc. ecc. l’azienda potrà ottenere così non solo la prescrizione, ma la fiducia degli attori decisionali sul territorio. E’ chiaro che questo processo necessita di nuove ed ulteriori figure professionali, che possono essere ricoperte da chi faceva esclusivamente l’attività classica di informazione, ma ciò comporta una disponibilità sia delle aziende, che devono abbandonare la strada facile dei licenziamenti tout court ma debbano investire sulle proprie risorse- sia degli stessi isf, che devono rendersi conto che se il sistema richiede flessibilità e accomodamento anche rispetto al proprio ruolo questa può divenire anche un’opportunità di cambiamento e perché no crescita e arricchimento professionale.


Osservazioni di un Collega UILTEC

“……Le aziende farmaceutiche devono puntare a soddisfare non solo le esigenze del medico prescrittore, ma anche degli altri stakeholder del processo: specialisti, farmacisti, direttori sanitari ed amministrativi: l’enfasi va posta sempre più su costo/durata della terapia, impatto sul SSN, attività di consulenza per la gestione delle terapie, servizi di marketing a sostegno di progetti di prevenzione, ecc. ecc. l’azienda potrà ottenere così non solo la prescrizione, ma la fiducia degli attori decisionali sul territorio. E’ chiaro che questo processo necessita di nuove ed ulteriori figure professionali, che possono essere ricoperte da chi faceva esclusivamente l’attività classica di informazione, ma ciò comporta una disponibilità sia delle aziende, che devono abbandonare la strada facile dei licenziamenti tout court ma debbano investire sulle proprie risorse- sia degli stessi isf, che devono rendersi conto che se il sistema richiede flessibilità e accomodamento anche rispetto al proprio ruolo questa può divenire anche un’opportunità di cambiamento e perché no crescita e arricchimento professionale.

Premesso che il convegno di Milano ha toccato tutti i nervi scoperti dell’attuale situazione nel comparto dell’Informazione scientifica e ci auguriamo che sia una prima tappa che fungerà da trampolino per continuare, unitariamente, a stimolare una riflessione costruttiva. Mi vorrei soffermare sull’ultima parte (riportata sopra) del competente intervento di Livia Raffaglio per cercare di portare un ulteriore contributo.

Probabile che chi fa questo tipo di proposta non sia al corrente che una figura come quella sopra descritta esiste già (non c’è da stupirsi che sia così e si capirà proseguendo la lettura), ed è pienamente consolidata e recepita da tempo dallo stesso CCNL inserita al livello B1 . Mi riferisco ai KAM che per declaratoria ricoprono, guarda caso, quel tipo di ruolo come viene sopra descritto ma nel CCNL il profilo descritto rientra pienamente nelle vendite. KAM che sono ormai da tempo istituzionalmente riconosciuti tanto è vero che le aziende hanno autonomamente, senza discuterlo in ambito di rinnovo contrattuale, provveduto alla certificazione di tale ruolo. La certificazione serve alle aziende per essere, formalmente, all’interno del perimetro disegnato dal d.lgs. 219/06, il non discuterlo con la controparte per poterlo definire con precisione all’interno delle declaratorie serve alle aziende per mantenersi le mani libere e potere utilizzare il KAM anche in ambito commerciale o per assegnare la mansione, senza ufficializzarla, agli ISF come spesso accade facendogli svolgere il doppio ruolo.

Un’altra figura attualmente molto ricercata dalle aziende, ben definita all’interno delle job descrption aziendali e non nelle declaratorie contrattuali,è il MSL (medical science liaison) e le ragioni per le quali questa figura non viene chiaramente discussa e inserita nella declaratoria del CCNL credo sia da ricondurre alle ragioni espresse sopra.

 Quindi sarebbe sufficiente ufficializzare le due job description, definite dalle aziende e perfettamente coerenti con la Legge, inserendole di peso nelle declaratorie contrattuali.

È corretta e necessaria invece una revisione, fatta in maniera congiunta, del ruolo dell’ISF in particolare di quei colleghi che svolgono informazione sul Medico di famiglia e sul Pediatra di libera scelta, dove le figure soprascritte sarebbero inutili, che non potrà più essere concepito secondo il modello fino ad oggi adottato, ma che dovrà tener conto sia della rapida evoluzione che il mondo medico / sanitario ha subito in termini di utilizzo di farmaci altamente specialistici per patologie complesse e della possibilità che ha oggi  la classe medica di aggiornarsi attraverso fonti facilmente fruibili e reperibili in rete .

Una revisione del ruolo che dovrà essere sempre fatta  nel rispetto  di quanto la legge prevede e/o possa concedere di fare. Proprio queste sono le figure che corrono il maggior rischio di essere allontanate dal Contratto di Categoria per essere spinte verso forme contrattuali lontane dalle tutele sindacali e, artificiosamente, dalle restrizioni della Legge. Proprio qui si è creata una sconfinata prateria dove l’unica Legge che vige è quella del Far West (caporalato, sfruttamento dei lavoratori, costrizione al comparaggio selvaggio, etc.) che riflette i suoi effluvi nefasti anche sugli ISF che rientrano nelle tutele del CCNL e della Legge (ormai credo sia la minoranza) rendendoli deboli e ricattabili. La gran parte dei colleghi che svolgono il lavoro a provvigione non riescono a mantenere dignitosamente se stessi, figuriamoci quelli che hanno famiglia. I più fortunati ricevono dai 300 ai 500,00 € di rimborso spese mensili e tutto il resto, non sempre liquidato con puntualità, è esclusivamente legato a quanto riescono a vendere. Non avendo il classico copia commissione la loro vendita è valutata spannometricamente dai dati IMS che sono delle mere rilevazioni statistiche, molto onerose per le aziende che le acquistano e il prezzo aumenta quanto più i parametri utilizzati si avvicinano alla realtà (a volte rappresentano costi insostenibili), inoltre trattandosi di integratori vendibili anche nelle parafarmacie c’è un’ampia quota di mercato che non gli verrà mai riconosciuta e liquidata. Per restituire dignità a questi Lavoratori e alle loro famiglie occorrerà adoperarsi affinché siano ricondotti all’interno del contratto di categoria  e delle Leggi che regolamentano l’Informazione Scientifica magari trovando formule contrattuali, come per le PMI, che tengano in egual considerazione la dignità del Lavoro e la necessità del giusto utile per l’Imprenditore.

Si fa sempre più forte la necessità di ripetere iniziative, come quella organizzata dalla UILTEC a Milano, estendendole, oltre alle sigle Sindacali di Categoria e dei Medici, anche a tutti gli altri principali attori del settore come le Associazioni di Categoria e gli stessi singoli ISF che sicuramente saranno in grado di formulare proposte utili al conseguimento dell’obiettivo che dobbiamo porci, anche in previsione della futura massiva utilizzazione della informazione da remoto che le aziende stanno approntando.

Antonio G. Delegato UILTEC RSU A.

Redazione Fedaisf

Promuovere la coesione e l’unione di tutti gli associati per consentire una visione univoca ed omogenea dei problemi professionali inerenti l’attività di informatori scientifici del farmaco.

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