Dopo i produttori di Farmindustria, che nell’assemblea pubblica di mercoledì avevano invocato una revisione profonda della governance farmaceutica, sono ora le Regioni a fare pressing perché si riscrivano le regole che disciplinano la gestione del farmaco rimborsato. In un senso, ovviamente, ben lontano da quello auspicato dalle imprese, che passi da una nuova riorganizzazione dei tetti sulla spesa farmaceutica e da gare di acquisto regionali più aperte. Sono alcuni dei punti elencati nel documento che le Regioni hanno consegnato al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel “summit” organizzato ieri dai governatori per compilare assieme al dicastero un’agenda degli interventi più urgenti.
La lista, anticipata da Sanità24, il sito web del Sole 24 Ore-Sanità, dedica un intero capitolo alla spesa farmaceutica. Nel quale le Regioni lamentano «la mancata risoluzione delle problematiche connesse al payback per gli anni 2013-2016», che sta creando «gravi sofferenze ai bilanci regionali». Non va poi dimenticato, prosegue il documento, che la spesa farmaceutica ospedaliera continua di anno in anno a sfondare «significativamente» il tetto e nel 2016 lo sforamento dovrebbe ammontare a circa 1,7-1,8 miliardi di euro. «In questa grave situazione» proseguono i governatori «è inspiegabile e non più sostenibile la mancata definizione di una nuova governance», perché l’attuale «è del tutto obsoleta e inadeguata».
Ma quali forme dovrebbe avere il governo del farmaco che le Regioni desiderano? Non certo quelle auspicate mercoledì da Farmindustria, che chiedeva il superamento dei tetti di spesa e di quello sull’ospedaliera in particolare, autorizzazioni più rapide per i nuovi farmaci, budget “europei” per il finanziamento della spesa farmaceutica e politiche sanitarie di respiro nazionale. La ricetta dei governatori invece guarda in tutt’altra direzione e riprende le proposte che gli assessori alla Salute avevano presentato un anno fa, quando Governo e Regioni cominciarono a parlare di riforma della governance (senza però arrivare a niente di concreto, tranne la riformulazione dei tetti impartita dalla Legge di bilancio per il 2017, con la convenzionata al 7,96% e la diretta-dpc-ospedaliera al 6,89%).
Il documento presentato ieri rielenca succintamente quelle proposte, dunque per avere un quadro completo è necessario tornare alla relazione di un anno fa. Dalla quale, per esempio, spiccava la richiesta di un nuovo sistema di tetti diviso non per circuito distributivo (territorio versus ospedale) ma per procedura di acquisto, ossia filiera convenzionata o gara centralizzata (la modalità abituale di diretta-dpc e ospedaliera). In più, le Regioni chiedono anche abbondanti iniezioni di concorrenza, che per loro significa la libertà di bandire gare tra principi attivi diversi, sulla base di griglie di equivalenza redatte dalla Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa per classi terapeutiche al quarto livello Atc. E senza più differenze di tetto tra convenzionata e diretta, i servizi farmaceutici regionali potranno acquistare in tali gare anche i medicinali di fascia A destinati al territorio, che le farmacie dovrebbero poi distribuire alle tariffe della dpc.
Le proposte ovviamente non si fermano qui. Le Regioni, infatti, chiedono anche una nuova procedura di negoziazione prezzo/volume (il prezzo cala all’aumentare dei pazienti trattati), che – scrivevano un anno fa – sterilizzerebbe le ricadute economiche di fenomeni come la combo therapy o la cronicizzazione di alcuni trattamenti. Infine, andrebbe rivisto l’intero sistema dei Registri Aifa (nei quali Regioni e Asl andrebbero coinvolti più a fondo, diceva il documento del maggio 2015) e dettagliato il concetto di innovatività dei nuovi farmaci, che i governatori non vogliono lasciare «alla discrezionalità della Commissione tecnico-scientifica» dell’Aifa.
(AS – Federfarma – 23/06/2017)
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