Nel 2017 la spesa farmaceutica convenzionata, cioè quella che passa dalle farmacie del territorio, dovrebbe restare stabile sugli livelli dell’anno scorso, poco sopra gli 8 miliardi di euro. Una crescita zero che rappresenta comunque una buona notizia, perché il 2016 si era chiuso con un arretramento del 2% rispetto all’anno prima. Queste, in sintesi, le indicazioni che in materia di farmaceutica arrivano dal Def, il Documento di economia e finanza approvato martedì dal Consiglio dei ministri.
Le cifre più interessanti si ritrovano nel secondo volume della pubblicazione, dedicata all’analisi e alle tendenze di finanza: quest’anno, è la previsione, la spesa sanitaria pubblica dovrebbe ammontare a 114,1 miliardi di euro, per un aumento dell’1,4% rispetto all’anno passato. Quasi lo stesso tasso medio di crescita annuale, 1,3%, dovrebbe caratterizzare il Fondo sanitario nel triennio 2018-2020, nel quale la spesa sanitaria salirà rispettivamente a 115, 116,1 e 118.5 miliardi di euro. Tenuto conto che nel periodo il Governo stima una crescita media del Pil del 2,9%, l’incidenza della spesa sanitaria sul Prodotto interno lordo calerà dal 6,7% del 2016 al 6,4% del 2020. Le valutazioni, si legge nel Def, risentono «del contributo del Ssn alla manovra di finanza pubblica prevista dalla Legge di Bilancio 2017, degli interventi di contenimento della spesa sanitaria già programmati a legislazione vigente, della normativa relativa all’indennità di vacanza contrattuale per il personale dipendente e convenzionato con il SSn e infine della riduzione permanente delle risorse destinate al trattamento accessorio del personale dipendente, prevista dalla legislazione vigente».
Su tutte le previsioni, avverte ancora il Governo, incide anche il nuovo sistema di tetti che da quest’anno governa la spesa farmaceutica: il 7,96% sulla convenzionata e il 6,89% sulla spesa per gli acquisti diretti delle Regioni, ossia ospedaliera e diretta-dpc. Al riguardo il Def si fa rassicurante e fornisce alcune conferme: eventuali sfondamenti sulla spesa per gli acquisti diretti verranno ripianati “fifty-fifty” da Regioni e industrie, mentre alla filiera del farmaco (cioè farmacie, distributori e di nuovo industrie) spetterà la copertura di un eventuale sfondamento della convenzionata. Viene ulteriormente ribadito, in sintesi, lo scenario che Federfarma aveva preavvertito già a dicembre: con una spesa per la diretta-dpc sottoposta a un diverso meccanismo di payback (fino all’anno scorso ripianava soltanto l’industria) le Regioni potrebbero trovare conveniente riclassificare nella convenzionata una parte dei farmaci di uso ormai consolidato oggi forniti in diretta. E’ una delle ipotesi che dovrà approfondire il gruppo di lavoro coordinato dall’Aifa sui costi del doppio canale.
(AS – Federfarma – 15/04/2017)
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