Spesa sanitaria italiana inferiore di quasi un terzo rispetto al resto dell’Europa Occidentale, questo il dato che emerge dal 12° Rapporto Crea Sanità dal titolo “La Sanità tra equilibri istituzionali e sociali”, presentato questa mattina presso la Camera dei Deputati e curato dall’Università Tor Vergata. Nonostante questo, perdura la differenza tra le Regioni e cresce inesorabilmente la spesa privata. A gettare ombra sull’attuale situazione, l’equilibrio ormai infranto circa la spesa farmaceutica, ed il calo delle vaccinazioni che potrebbero far regredire l’Italia di decenni.
Il servizio di Sabrina Spagnoli – 14/12/2016 – Radio Vaticana
Aumenta in Italia la spesa per la sanità con sempre più persone che decidono di rinunciare alle cure mediche e a visite specialistiche, eppure la spesa è complessivamente inferiore del 32% rispetto all’Europa occidentale; rapportato al Pil, l’Italia si trova al 9,4% contro il 10,4% dell’Europa. Ciò in relazione al finanziamento che le Regioni ricevono per sostenere la spesa sanitaria, minore rispetto agli altri Paesi.
In questo caso i dati risultano allarmanti, nel 2015 la regione che ha speso di più è stato il Trentino, mentre è la Calabria quella in cui si spende di meno, con un superamento del divario pro-capite del 50%. Le differenze di spesa sono andate gradualmente ad attenuarsi fino al 2009, per poi crescere nuovamente nel periodo consecutivo, questo per via dei Piani di Rientro e dei Commissariamenti regionali volti a risanare l’ammanco nella sanità.
Di poco aumentata la spesa a carico dei privati: più 2,1% all’anno contro il 2,3% europeo. Sono ben 36 miliardi di euro l’anno che le famiglie spendono di tasca propria principalmente per visite specialistiche e farmaci. Questi ultimi rappresentano un miliardo della spesa effettuata per acquistare in maniera volontaria i farmaci di marca nonostante esistano i generici, gratuiti per il cittadino. Ed è proprio la spesa farmaceutica ad avere i dati più alti, soprattutto nell’area ospedaliera con un più 9,3% tra il 2014 e il 2015.
C’è invece un progresso per quanto concerne la spesa relativa alla prevenzione, con un dato al 4,9%, secondo le stime Ocse nel 2014, della spesa pubblica corrente, rispetto al 3,7% dell’anno precedente. Ma in termini pro-capite la percentuale è inferiore rispetto a Regno Unito, Germania e Olanda.
Il Rapporto è strutturato in 4 parti: un’analisi economico-statistica del contesto in cui muove la Sanità e delle performance (finanziamento, spesa ed equità) del sistema; le analisi per tipologia si assistenza: prevenzione, ospedaliera, residenziale, specialistica, farmaceutica, ambulatoriale di base, domiciliare (quest’anno con un focus su cure formali e informali), provvidenze economiche in denaro per la non-autosufficienza; segue un focus sulla Sanità quale settore industriale (quest’anno con una finestra su Sanità digitale e Industria Life Science); chiude una raccolta di analisi per patologia.
Ciascun capitolo viene affiancato da una sintesi in lingua inglese e da una sezione di key indicators. Alla fine delle monografie è presente un riepilogo regionale. In appendice l’indice di figure, tabelle e key indicators in doppia lingua.