Roma, 19 settembre – La sezione terza quater del Tar Lazio è tornata a pronunciarsi sulla spinosa vicenda del payback a carico delle industrie farmaceutiche per i ripiani (circa 1,5 miliardi di euro) della spesa farmaceutica ospedaliera per gli anni dal 2013 al 2015.
I ricorsi multipli avanzati dalle imprese hanno prodotto una serie di ordinanze sostanzialmente sovrapponibili (a questo link il testo di una di esse), pubblicate lo scorso 15 settembre, con le quali i giudici amministrativi hanno deciso di accogliere le istanze cautelari avanzate dai ricorrenti e, ordinando all’Aifa di produrre una relazione in grado di portare sulla materia la chiarezza fin qui mancata, rinviano qualsiasi decisione all’udienza pubblica fissata per l’11 luglio del 2017.
Il Tar Lazio, in buona sostanza, contesta “la correttezza dei conteggi di Aifa, così come l’adeguatezza dei dati a loro supporto” e rileva la necessità che, ai fini istruttori, l’Aifa predisponga e fornisca (entro il 31 marzo 2017) una dettagliata relazione istruttoria relativa alle specifiche posizioni debitorie di ciascuna delle aziende ricorrenti, “in cui si dia esplicitamente conto dell’importo del budget assegnato all’impresa per ciascuna delle annualità rilevanti” si legge nell’ordinanza “così come dell’entità del ripiano (territoriale e/o ospedaliero) ad essa addebitato, delle modalità del suo calcolo e dei dati e dei documenti su cui detto calcolo si è basato.”
Il DG Aifa (che all’epoca potrebbe non essere quello attuale) dovrà insomma fare chiarezza e avrà tempo fino al 31 marzo del prossimo anno per farlo. Intanto, per effetto degli esiti del contenzioso Aifa-aziende sui ripiani, ci sono circa 300 milioni di euro – ovvero la differenza tra quanto richiesto dal’Aifa per il pay back e le somme versate dalle ricorrenti – che almeno per il momento mancano all’appello, rispetto alle somme accantonate in bilancio. E si è ovviamente venuta a determinare una situazione sperequata tra le aziende che hanno pagato per intero le quote di payback richieste e quelle che, invece, non lo hanno fatto resistendo in giudizio.
La questione resta del tutto aperta: se il Tar, nella decisione di merito di luglio 2017, darà ragione all’Aifa, le imprese ricorrenti che hanno deciso di non sborsare le somme richieste, tenendosele in cassa per un anno, dovranno corrisponderle immediatamente, con il carico da undici degli interessi. Ma se i giudici amministrativi dovessero accogliere le ragioni delle aziende ricorrenti, si apre il problema delle aziende (molte) che non hanno fatto ricorso e hanno pagato subito tutto. Se quel “tutto” fosse, come a quel punto sarebbe probabile, troppo, chi e quando risarcirà loro le somme pagate in eccedenza e non dovute?
Domande che restano aperte e che, con ogni probabilità, lo resteranno anche dopo la pronuncia del Tar Lazio attesa per luglio 2017. Perché, inevitabilmente, il soccombente in giudizio ricorrerà al Consiglio di Stato. E perché sulla questione payback cali definitivamente il sipario servirà ancora altro tempo.
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