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Studio I-Com, da tassa di scopo e delisting 1,5 mld in più l’anno

Se il tetto di spesa complessivo della farmaceutica pubblica in termini di incidenza percentuale sul Fsn fosse uniformato alle quote previste in Francia, Germania e Spagna si avrebbero più risorse rispettivamente per 1,6, 2,1 e 4,5 miliardi di euro, a fronte di uno sfondamento “cronico” da sottostima che nel 2015 si è tradotto in un disavanzo di circa 1,8 miliardi di euro.

Indispensabile un sistema di valutazione dell’impatto dell’innovazione che analizzi le conseguenze del recepimento di nuovi prodotti per un benchmark condiviso a tutti i livelli di governo della spesa sanitaria

di Redazione Aboutpharma Online – 6 luglio 2016 – Aboutpharma

Se il tetto di spesa complessivo della farmaceutica pubblica in termini di incidenza percentuale sul Fsn fosse uniformato alle quote previste in Francia, Germania e Spagna si avrebbero più risorse rispettivamente per 1,6, 2,1 e 4,5 miliardi di euro, a fronte di uno sfondamento “cronico” da sottostima che nel 2015 si è tradotto in un disavanzo di circa 1,8 miliardi di euro. Il dato è emerso oggi nel corso della presentazione del Report: “La riforma della governance farmaceutica: da una visione a silos a una olistica della spesa sanitaria”, realizzato da I-Com, Istituto per la Competitività con il contributo non condizionante di AbbVie, Bayer, Biogen, Bms, Fondazione Msd, Janssen, Eli Lilly, Roche, Sanofi, Sanofi Genzyme e Servier.

Obiettivo, analizzare le possibili scelte per rispondere in maniera concreta alla sfida di coniugare innovazione, sostenibilità economica e accesso equo alle cure, individuando i percorsi di una nuova governance dell’intera spesa sanitaria, superando la logica dei silos che oggi – è l’analisi degli economisti di Icom – fa sì che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) offra prestazioni peggiori spendendo di più.

“La riforma del settore – spiega Davide Integlia, Direttore Area Innovazione I-Com – dovrà necessariamente prevedere la combinazione di diverse misure di regolamentazione, per aggiungere risorse all’assistenza farmaceutica e usarle in maniera efficiente attraverso l’implementazione di un sistema di valutazione dell’impatto dell’innovazione che analizzi i costi e le conseguenze del recepimento di nuovi prodotti. Esso deve poi costituire un benchmark per tutti i livelli di governo della spesa sanitaria, quello centrale e quelli regionali”.

Tra le misure analizzate nel Report I-Com capaci di colmare il colmare il gap attualmente esistente, figura in  particolare, l’imposizione di una tassa di scopo per coprire la spesa dei farmaci più innovativi, ad esempio quelli contro il cancro: aumentando di un centesimo il prezzo di vendita delle sigarette si otterrebbero 714 milioni di risorse aggiuntive che andrebbero sommate alla percentuale dell’incremento del finanziamento del Fsn legato alle previsioni di crescita economica 2016-2019. La devoluzione del 14,85%, del 25% e del 50% dell’aumento del Fsn al budget per la farmaceutica porterebbe a una copertura aggiuntiva progressivamente in aumento fino al 2019.

Tra gli strumenti suggeriti da I-Com e generalmente sottovalutati figura però anche l’arma del delisting dei farmaci a basso costo, da abbinare, per pazienti non cronici o gravi, a un miglioramento della cultura dell’automedicazione che è propria di molti paesi dell’Ue: una misura che secondo I-Com provocherebbe la   riallocazione di 4,19 miliardi di euro annui di risparmi sulla spesa privata e di 774 milioni di euro annui che si genererebbero invece dalla spesa pubblica. Tassa di scopo e delisting determinerebbero cioè da soli il reperimento di 1,5 miliardi di euro aggiuntivi in più l’anno.

Tra le misure di governance indispensabili al sostegno di un settore tra i più produttivi per la competitività del nostro Paese, con importanti ricadute sul bilancio statale figura infine ovviamente l’abolizione del pay back: “ È una una tassa ‘occulta’ sull’innovazione –  ha sottolineato Stefano da Empoli, presidente di I-Com -che mette a rischio l’accesso alle nuove cure per i pazienti nei nostri ospedali e rende meno conveniente investire nel nostro Paese, per le multinazionali che puntano soprattutto su ricerca e sviluppo di nuovi farmaci”.

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