Antipode è una parola poco usata, nel linguaggio comune italiano, il cui significato (punto della superficie terrestre diametralmente opposto al punto considerato) la rende molto utile quando si vuole metaforicamente indicare due oggetti, concetti o linee di pensiero, opposti l’una all’altra.
Se due concetti sono opposti tra loro, logica vorrebbe che non possano essere paragonati. Cioè, non si può dimostrare un concetto prendendo come esempio il suo esatto contrario. Ma il condizionale, in Italia, è d’obbligo. E qui entro nel merito della mia riflessione.
Domenica 29 maggio, è stata trasmessa la consueta puntata di Report, programma condotto dalla giornalista Milena Gabanelli, il cui servizio principale riguardava l’antibiotico-resistenza sviluppata dai batteri in Europa ed in particolare in Italia. Per una gran parte della trasmissione non si è parlato altro che di eccessivo uso degli antibiotici negli allevamenti intensivi di tutta l’Unione europea, con particolare attenzione a ciò che accade nei paesi nordici e con un occhio di riguardo all’Olanda.
Ad un certo punto vengono chiamati in causa gli Informatori Scientifici del Farmaco.
E’ stato infatti chiesto ad un medico di famiglia olandese se ricevesse gli Informatori. La dottoressa coinvolta ha risposto meravigliata : “i medici che ricevono gli Informatori, non sono ben visti in Olanda. All’università ci insegnano a non ricevere gli Informatori che propongono farmaci sperimentali”.
Tre giorni dopo, in Italia, la FIMMG ha pubblicato i risultati di un’indagine in cui si evidenzia che il medico di famiglia italiano preferisce ricevere l’informazione scientifica sul farmaco attraverso gli Informatori.
Due Paesi, due realtà diverse, con due sistemi sanitari opposti l’uno all’altro.
La Sanità in Olanda è in mano alle assicurazioni e controllata dallo Stato così che gli olandesi possono avere accesso alle terapie e/o agli esami clinici solo quando è strettamente necessario, cioè quando è possibile rientrare nei costi previsti dalle assicurazioni. Il che significa che in Olanda i pazienti devono stare veramente male per ricevere una terapia o un esame.
In Italia il sistema sanitario è gestito, controllato e pagato dallo Stato, tramite un sistema erariale che permette di avere i fondi necessari per garantire l’accesso alle cure a tutti gli italiani, come previsto dalla Costituzione.
In Olanda il medico è soprattutto orientato a rientrare nei costi previsti dalle assicurazioni; in Italia è soprattutto la salute del paziente, garantita dalla Costituzione, ad essere posta in primo piano. Se nel nostro Paese si registrano delle carenze sull’assistenza, queste sono spesso legate alla cattiva gestione della cosa pubblica operata dalla classe dirigente, politici in testa. Non si capisce, quindi, a quale scopo nel servizio si confrontino due mondi distanti nel modo di gestire e destinare le risorse nella sanità.
Altro aspetto è il rapporto tra la classe medica e gli Informatori Scientifici del Farmaco: in Olanda gli ISF non sono ben visti dal medico; in Italia vengono accolti perchè i medici li preferiscono ad altri mezzi d’informazione.
La dottoressa olandese, inoltre, asserisce che gli ISF propongono farmaci sperimentali. Forse questa frase non è stata tradotta correttamente ma se fosse così, vuol dire che nel suo Paese è possibile proporre farmaci che non hanno completato l’iter di registrazione. Non dovrebbero essere autorizzati farmaci non ancora completamente testati e/o che non abbiano concluso tutte le fasi di sperimentazione.
Nel prosieguo della trasmissione, viene mostrata l’intervista a Loredano Giorni, Dirigente del Settore Farmaceutico della Regione Piemonte, il quale ha affermato che: “L’informatore che va dal medico è pagato in base al risultato ed il risultato sono le vendite”.
Dopo questa affermazione, la conduttrice ha chiuso il servizio affermando che servirebbero nuovi antibiotici ma essendo poco remunerativi, le aziende farmaceutiche non li ricercano. La domanda che si pone è: ma se sono “poco remunerativi” per quale motivo le aziende farmaceutiche, tramite gli Informatori, dovrebbero spingerli? Forse, se la conduttrice avesse fatto questa considerazione direttamente al Signor Giorni, il Direttore avrebbe avuto qualche informazione in più utile anche al suo operato nella gestione del farmaceutico in Piemonte.
Per concludere, ci stupisce che anche un programma come Report, che ha sempre avuto l’immagine del format che più di tutti riporta la realtà, sia caduto nel luogo comune del “dagli all’informatore”.
Antonio Mazzarella
Presidente Nazionale Fedaiisf
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