Come mai la percezione che gli italiani hanno degli ISF è quella di scarsa considerazione quando non di totale negatività?
“Il cittadino oggi ha una percezione negativa che rende asimmetrico il rapporto tra il reale e il percepito: un’asimmetria “nera” che livella verso il basso. Una volta i giornalisti portavano in tasca le famigerate tre s (sesso-sangue-soldi). Oggi si sta imponendo quella più importante: la Sanità, quasi sempre raccontata non per i casi di eccellenza in ambito clinico e di ricerca, ma per fatti di cronaca che solleticano le emozioni negative della gente, la paura, la sfiducia, l’isolamento.
L’ISF rientra in questo ambito ed è sempre descritto come un corruttore, dedito a loschi affari. E’ chiaro che il giornalista non può rinunciare al diritto di cronaca, ma nemmeno attenersi al bollettino medico, cioè ad una versione istituzionale della notizia che metta d’accordo tutti. Oggi però il percepito dell’ISF è uno dei problemi della comunicazione sulla salute, un settore difficile che dovrebbe essere sostenuto da molta formazione professionale e conoscenza. Per un certo giornalismo ciò che conta è l’emozione, il linciaggio del carnefice, lo speculatore sulla salute, lo sciacallo che lucra sulle malattie. Oggi c’è facilità di interpretazione, poco controllo sulle notizie e velocità incontrollabile dei mezzi di comunicazione, ma soprattutto poca conoscenza del ruolo che dovrebbero avere e che hanno gli ISF.
E allora si profila il vero attore di questo cortocircuito professionale: il demansionamento dell’ISF. E se non c’è qualifica o non c’è proporzione tra qualifica e mansione, il risultato non può che essere disastroso.
Tutte le leggi vigenti qualificano l’ISF nella sua vera mansione: non ha e non deve avere valenze commerciali. Il motivo è abbastanza intuitivo e ovvio. Invece si fa di tutto per demansionarlo a puro strumento di vendita e quello che è grave è che anche i sindacati non capiscono questo errore e accettano di inserirlo nel CCNL come piazzista. Non si rendono conto che se l’ISF (o meglio l’ex ISF) deve guadagnare sulla vendita dei farmaci farà di tutto per ampliare la spesa farmaceutica, con buona pace dell’etica.
Un modello può venirci dalla Francia dove il governo ha costretto le aziende farmaceutiche a garanzie di buona pratica della informazione scientifica coinvolgendo i medici nel relativo controllo. In Francia viene costituito un Organismo di controllo che sceglierà un panell di medici (una sorta di medici sentinella), non noti alle aziende e agli ISF, che avrà lo scopo di “misurare la qualità delle pratiche di promozione, in base a criteri oggettivi, verificabili e trasparenti”. Sono vietate le visite accompagnate (da un Capo Area), è vietato l’uso di campioni di medicinali e non si possono inoltre denigrare le specialità delle imprese concorrenti. I trasgressori saranno duramente sanzionati.
Potrà mai avvenire anche in Italia? A noi basterebbe che venissero seguite le leggi vigenti e che chi di dovere controlli veramente che vengano applicate. I giornalisti, nel loro importantissimo ruolo, dovrebbero difendere queste posizioni.
La realtà è che tutto tace, i giornalisti sparano notizie solo per casi di comparaggio accusando gli ISF (dovrebbero capire che non dipende quasi mai da loro), le aziende silenziosamente demansionano il ruolo dell’ISF a puro venditore, i sindacati ignorando il problema accettano il punto di vista aziendale. La legge c’è, ma è come se non esistesse, nessuno controlla. Nel silenzio più complice si dà vita al “venditore di medicine”
Ormai, poi, ci sono anche numericamente meno ISF. Le aziende farmaceutiche hanno constatato che i medici di medicina generale contano sempre meno da un punto di vista prescrittivo: chi decide le prescrizioni sono i farmacisti per quanto riguarda i generici, le varie AUSL che indicano cosa deve essere prescritto e premiano in denaro i medici che prescrivono meno o puniscono chi prescrive di più, gli specialisti e gli ospedali.
Gli ISF, per il ruolo sempre più marginale dei medici di base, servono sempre meno alle aziende farmaceutiche le quali intendono gli ISF solo come promotori di vendita e non come informazione scientifica. Da qui il licenziamento di ben 15.000 ISF dal 2007 ad oggi, e non è ancora finita!
La vera corruzione è a più alto livello, sotto, i veri ISF sono quasi spariti: ci sono un gran numero di venditori che vengono chiamati ISF il cui unico scopo è appunto vendere per sopravvivere.
Il tutto nell’assoluta indifferenza alle leggi e nell’indifferenza di chi dovrebbe controllare che vengano rispettate. Ogni tanto, poi, emerge un fenomeno corruttivo e a chi si dà la colpa? Ovviamente agli ISF. Chi lo fa evidentemente ignora completamente come funzionano le cose, si dà la colpa all’ISF e tutto finisce lì. L’ISF è il vero capro espiatorio, l’agnello sacrificale per permettere ai veri corruttori e ai veri corrotti di continuare tranquillamente le loro illecite attività.
Da Redazione Fedaiisf.it – 27/04/2016
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Nota: L’attività degli ISF è stata prima regolamentata dal D.Lgs. 541/92 recepito ed inglobato poi nel D.Lgs. 219/06. La legge (art. 122.6 del D.Lgs. 219/06) dice che l’ISF dipende da un Servizio Scientifico, non dal marketing o vendite e gli stessi ISF devono riferire al sevizio farmacovigilanza. Il Servizio Scientifico è obbligatorio (art. 126) per ogni impresa titolare di AIC. Il rapporto dell’ISF col farmacista è limitato alle informazioni contenute nel riassunto delle caratteristiche del medicinale (art. 121). In sostanza l’ISF non è un venditore. A conforto del dettato di legge c’è l’autorevole parere del Prof. Nello Martini, Direttore AIFA (predecessore dell’attuale) (AIFA.Chiarimenti su ISF https://www.fedaiisf.it/wp-content/uploads/2014/12/AIFA.Chiarimenti-su-ISF.pdf ) e la sentenza della Cassazione in cui si ribadisce che l’ISF non è e non può essere un agente rappresentante di commercio https://www.fedaiisf.it/non-agente-commercio-linformatore-scientifico/ .