I ricercatori del MIT hanno realizzato un dispostivo portatile in grado di sintetizzare farmaci a richiesta a partire dai componenti chimici di base: il prototipo potrebbe essere estremamente utile per piccole produzioni destinate a un numero limitato di pazienti oppure per far fronte sul campo alle emergenze sanitarie.
Un sistema di produzione di farmaci portatile e riconfigurabile in modo da ottenerne tipi diversi, da utilizzare, per esempio, nel corso di emergenze sanitarie oppure per produrre quantitivi limitati: è questo il risultato ottenuto da un gruppo di ricercatori del MIT di Cambridge, nel Massachusetts, e descritto sulle pagine della rivista “Science”.
La produzione dei farmaci con i metodi convenzionali, noti complessivamente come batch processing, richiede settimane o mesi di tempo. I principi attivi vengono infatti sintetizzati in impianti chimici e poi trasferiti in altri siti per essere convertiti in una forma che possa essere somministrata ai pazienti, come compresse, pillole, soluzioni o sospensioni. Questo sistema ha una flessibilità molto limitata quando si tratta di rispondere a ondate improvvise di richieste ed è soggetto a grossi problemi se uno degli impianti si ferma.
Molte case farmaceutiche stanno quindi cercando di sviluppare un approccio alternativo noto come flow processing, un processo continuo che si svolge tutto in un unico sito produttivo. Cinque anni fa, un gruppo di ricercatori del MIT ha realizzato un prototipo per la produzione integrata di farmaci a partire dalla sintesi dei principi attivi per arrivare alle compresse.
In questo nuovo progetto, finanziato dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) degli Stati Uniti, i ricercatori del MIT hanno realizzato un dispositivo analogo ma di dimensioni decisamente inferiori, in grado di produrre in 24 ore circa 1000 dosi di diversi farmaci in soluzione o sospensione, come l’antistaminico difenidramina, l’anestetico lidocaina, l’ansiolitico diazepam e l’antidepressivo luoxetina.
Uno dei vantaggi di questo sistema su piccola scala è che può essere utilizzato per produrre piccole
quantità di farmaci che negli impianti di grandi dimensioni avrebbero costi proibitivi. Sarebbe quindi estremamente utile per sintetizzare i cosiddetti farmaci orfani, che servono cioè a trattare un numero di pazienti molto limitato.
“Spesso avere accesso a questi farmaci è molto difficoltoso poiché dal punto di vista economico non ha senso avviare una produzione su grande scala”, ha spiegato Klavs Jensen, che ha partecipato allo studio.
L’altra prospettiva che si apre con il prototipo del MIT è la produzione a richiesta, che evita di disporre di spazi da destinare all’immagazzinamento dei farmaci a lungo termine, e permetterebbe di rispondere prontamente e sul campo alle emergenze sanitarie.