In passato (non tropo lontano) c’erano la grandi fusioni farmaceutiche. Oggi invece Big pharma sembra aver preso un’altra strada per ricercare nuovi promettenti medicinali o tecnologie di sviluppo e produzione e prediligere le collaborazioni con giovani imprese biotech, piuttosto che veri e propri accordi di acquisto. Stipulare “alleanze” infatti è molto meno complicata e significativamente meno costosa, basti pensare che i principali problemi di regolamentazione che fanno parte delle acquisizioni non si riscontrano invece negli accordi di partnership.
Un esempio di questo cambio di rotta, come mostra Forbes attraverso un’analisi del settore industriale mondiale del farmaco, è stata la mossa strategica di Celgene, che ha investito circa un miliardo di dollari in contanti e azioni di Juno Therapeutics. L’azienda avrebbe potuto portare a termine con successo l’acquisizione totale di Juno, specializzata in farmaci contro il cancro che utilizzano il sistema immunitario dei pazienti per attaccare i tumori. Il fatto che abbia scelto invece di collaborare suggerisce che questo sia davvero il modo più pratico e conveniente per aggiudicarsi la tecnologia sviluppata da Juno. E su questa scia, gli analisti si aspettano più collaborazioni e partenariati: altre grandi aziende sono impegnate alla ricerca di tecnologie avanzate contro il cancro.
Tra le altre realtà che potrebbero risultare interessanti per Big pharma, c’è Navidea Biopharmaceuticals, promettente giovani biotech, che ha sviluppato una speciale piattaforma di immunoterapia, e Dipexium Pharmaceuticals, che sta valutando potenziali opportunità di partnership per commercializzare il suo prodotto, Locilex, contro il piede diabetico, in Europa. L’Agenzia europea per i medicinali ha informato l’azienda che potrà presentare richiesta di autorizzazione per il prodotto sulla base dei risultati di trial clinici di fase III in corso negli Stati Uniti senza la necessità di ulteriori studi. Di conseguenza, Dipexium ha ora intenzione di presentare richiesta di autorizzazione Ue, il prossimo anno. “Non c’è alcun farmaco approvato per questi disturbi – ha dichiarato David Luci, Ceo dell’azienda – quelli attualmente raccomandati sono off-label e comportano una serie di rischi, come la resistenza agli antibiotici”.