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Ripresa per il farmaco. Scaccabarozzi: dopo manovre dissennate urge stabilità

«La vicenda di Amedeo Bianco, eletto senatore e tuttora al vertice della Fnomceo e dell’Ordine di Torino, agli occhi dell’opinione pubblica è insostenibile». Con queste parole inizia una lettera che Salvo Calì (foto), segretario generale del Sindacato dei medici italiani ha inviato a tutti i presidenti degli Ordini dei medici. L’invito alle dimissioni, che Calì aveva già avanzato al momento in cui Bianco si era candidato nelle liste del Pd, non è una questione di forma, ma di sostanza: è questo «il simbolo di una classe dirigente che appare, a ragione o a torto, avida di incarichi ed emolumenti. Non comprenderlo in questo contesto storico è preoccupante, perché è la dimostrazione della lontananza dei vertici della categoria dalla realtà». Non si invoca dunque il rispetto delle regole statutarie, ma si pone l’accento sul nodo dei conflitti di interesse e si chiede di evitare le sovrapposizioni di cariche tra ruoli sindacali, ordinistici e con l’Enpam. «Non è opportuno e non è corretto – precisa Calì – che un presidente di ordine sia anche segretario di un sindacato nonché gestore delle pensioni dei medici (o dei fondi immobiliari), così come un senatore nel Parlamento non può rappresentare la categoria, come se fossimo ancora nelle Camere delle Corporazioni del ventennio fascista». In questi anni, le istituzioni ordinistiche sono state messe sotto attacco da più parti. «Tuttavia – afferma il segretario Smi – gli ordini resistono e, nel bene e nel male, continuano a esercitare la loro opera». Certo, non giovano i tentennamenti e i silenzi che Calì rileva da parte delle Fnomceo in vicende come quella in cui la Fimmg ha sponsorizzato marchi di acque minerali, in "palese violazione del codice deontologico". Riguardo al dibattito, giudicato manicheo, a favore o contro gli ordini, lo Smi esprime «un forte disagio, convinto da un lato dell’utilità di un sistema sussidiario di autogoverno come quello rappresentato dagli albi, dall’altro della necessità di una forte modernizzazione», a partire dalla riforma del meccanismo elettorale e istituzionale e dall’insufficiente capacità di controllo deontologico e formativo degli iscritti.

16 mag. 2013 – DoctorNews33

 

 

 

 

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