Il debito da 7,4 milioni nei confronti della Abbot è costato alla Asl un decreto ingiuntivo da 8,7 milioni, che comprende anche 1,27 milioni per poco più di due anni di interessi e naturalmente una bella parcellina per l’avvocato. Un affarone per tutti.
MASSIMILIANO SCAGLIARINI 29 LUGLIO 2014 La Gazzetta del Mezzogiorno.it
BARI – Ci sono – e questo già si sapeva – medici che hanno ottenuto decine di migliaia di euro più del dovuto. Ma della mancanza di controlli nella Asl di Bari, in questi anni, hanno approfittato tutti, e nelle maniere più incredibili: dai fornitori (cui conviene far causa per i ritardi, piuttosto che farsi pagare), ai cittadini non italiani (che vengono di fatto curati gratis), agli avvocati, persino a chi ha trovato un modo ingegnoso (e truffaldino) per farsi riparare l’automobile a spese del sistema sanitario nazionale.
Perché nonostante alcuni segnali obiettivamente buoni, la terza azienda sanitaria d’Italia è diventata il Grande Bancomat degli sprechi: in quattro anni, secondo il ministero dell’Economia, potrebbe aver buttato via oltre 50 milioni di euro.
Il verbale firmato da Michele Ametta, dirigente dei servizi ispettivi di Finanza pubblica, è una babele di 62 rilievi su cui il direttore generale Domenico Colasanto [nella foto], da alcuni giorni sotto procedimento disciplinare, dovrà fornire alla Regione la propria versione. La colpa, va detto, non può certo ricadere tutta sul manager e sui suoi dirigenti, perché una concausa di alcuni sprechi risiede anche nella mancata riorganizzazione dei distretti, che dipende dalla Regione e che costringe a diluire personale e prestazioni. Ma c’è tuttavia un fatto gravissimo: la contabilità generale, la contabilità analitica e in ultima analisi lo stesso bilancio della Asl vengono giudicati «inattendibili». E i 24 milioni in più spesi per le cosiddette prestazioni aggiuntive dei medici, il caso che la «Gazzetta» ha già raccontato negli scorsi giorni, sono solo la punta dell’iceberg dei possibili danni erariali di cui si occuperanno la Corte dei Conti e la Procura (cui la relazione è stata trasmessa), e che comporteranno la richiesta di restituzione delle somme indebite. Perché, spulciando i conti, gli ispettori ministeriali hanno ad esempio scoperto che fare causa alla Asl è un ottimo affare.
Per i soli 6.319 contenziosi «ufficiali» censiti in materia di personale e di ritardati pagamenti (ma si stima che i fascicoli pendenti siano in realtà 12mila), l’azienda dovrà sborsare di sole spese non meno di 12 milioni di euro. «Le spese legali sostenute a vario titolo dall’azienda – secondo la relazione – sono una vera e propria emorragia di risorse e, a volte, ingiustificate fonti di sprechi».
C’è, ovviamente, chi ci marcia: molti avvocati «adottano comportamenti diretti ad incrementare le spese legali e di procedura». Come, ad esempio, quel legale che il 10 ottobre 2012 ha depositato due ricorsi per decreto ingiuntivo riferiti alla stessa ditta, uno per 3 fatture da 3.720,28 euro e l’altro per altre 2 fatture da 2.976,22 euro. Le prime sono state pagate dopo appena pochi giorni, «ma tale comportamento determina maggiori spese legali, il raddoppio delle spese di procedura e un evidente aggravio» del debito della Asl.
Non può lamentarsi nemmeno l’avvocato incaricato dalla stessa Asl di seguire lo svincolo dei 76 pignoramenti in corso, per i quali otterrà una parcella pari a 472mila euro: peccato che sia del tutto inutile. «Le procedure di svincolo delle somme presso l’istituto cassiere – spiegano infatti gli ispettori – sono da ritenersi un’attività di carattere amministrativo-contabile che non necessita della prestazione di un legale».
Il giochino di far causa alla Asl vale, ovviamente, a tutti i livelli. Molti fornitori «ricorrono al decreto ingiuntivo anche per pochi giorni di ritardo nei pagamenti con il vantaggio di ottenere interessi moratori che, essendo quantificati in circa l’8,5%, costituiscono un ottimo rendimento rispetto ad investimenti alternativi e con vantaggio dei numerosi legali che lucrano sullo stato di inadempienza».
Un esempio: il debito da 7,4 milioni nei confronti della Abbot (un produttore di farmaci) è costato alla Asl un decreto ingiuntivo da 8,7 milioni, che comprende anche 1,27 milioni per poco più di due anni di interessi e naturalmente una bella parcellina per l’avvocato. Un affarone per tutti, appunto.
In tutto questo, nella Asl di Bari c’è chi riesce a farsi curare gratis: i cittadini extracomunitari (per i quali dovrebbe rispondere il ministero dell’Interno), quelli europei (che dovrebbero pagare e farsi rimborsare in patria) e anche gli italiani. Dal 2007 al 31 luglio scorso la Asl ha speso 5,7 milioni per curare gli stranieri (di cui 5,2 per gli Stp, stranieri temporaneamente presenti), e «non verifica l’esistenza dell’eventuale stato di indigenza né sembra richieda i rimborsi agli interessati e/o allo Stato di residenza».
Ma è incredibile, davvero, come è facile farsi curare senza pagare: la Asl «non effettua alcun controllo sulla veridicità delle autodichiarazioni rese sia in relazione ai dati anagrafici che sullo stato di indigenza e rilascia il tesserino Stp, anche a quanti dichiarano di non essere in possesso di documenti identificativi».
Gli ispettori fanno l’esempio di una cittadina rumena che ha ottenuto l’esenzione totale (per sé e per altri tre familiari, «senza documento di riconoscimento, senza dichiarazione di smarrimento e con firma illeggibile») esibendo la denuncia del furto delle tessere sanitarie francesi, «per il possesso delle quali occorre dichiarare di essere stabilmente presenti anche sul territorio francese». I 5,7 milioni spesi non includono medicine, cure ambulatoriali e protesi per le quali «non è stato invece possibile ottenere le valorizzazioni né i relativi incassi».
A proposito di italiani, comunque, va detto che a fronte di 1,2 milioni di residenti sono state concesse 755.244 esenzioni da ticket, cioè 3 cittadini su 5: «Detta percentuale di soggetti esenti appare particolarmente elevata rispetto al totale della popolazione assistita e, pertanto, la mancanza di adeguati controlli da parte dell’Azienda si ritiene possa aver contribuito ad alimentare fasce di non aventi diritto».
Ma nel campionario dei modi creativi per truffare il servizio sanitario, quella più clamorosa riguarda chi subisce danni alla propria auto. Ebbene, se capita un’ammaccatura ci sono buone probabilità di poterla riparare a spese della Asl: basta dichiarare di essere usciti di strada per evitare un cane randagio. Un controllo a campione ha rilevato anche 11 casi al trimestre che, «oltre a produrre aggravi di spese alle casse aziendali, presentano anche elevati dubbi sulla veridicità degli accadimenti».
« Ovviamente – notano gli ispettori – il tutto avviene in genere di notte e sempre alla presenza di testimoni e, nella quasi totalità dei casi, non è mai rintracciabile l’animale autore dell’incidente».
Ma tanto la Asl non controlla, perché non ha né i mezzi né abbastanza personale: può solo pagare, pagare, pagare…
Presunto danno erariale all’Asl Bari, Anelli (Fimmg): non delegittimare intera categoria
Cinquanta milioni di euro sottratti illegittimamente dalle casse dell’Asl di Bari. A rilevarlo una relazione del ministero dell’Economia che finirà a brevissimo al vaglio della Corte dei Conti e che nel caso in cui fosse confermato il danno erariale, potrebbe portare i giudici a chiamare in causa l’intera categoria medica. «Bisogna fare attenzione a non passare dalla segnalazione di certe criticità a una delegittimazione del sistema» sottolinea Filippo Anelli, segretario della Fimmg Puglia secondo il quale il polverone sollevato dall’inchiesta sugli sperperi nelle spese dell’Asl di Bari, oltre a basarsi su dati ancora tutti da verificare, punta il dito su un’intera categoria di professionisti che ogni giorno si assumono la responsabilità di garantire la salute dei cittadini. Si parla di prestazioni da 5mila euro pagate 66mila, compensi extra incassati dai medici anche durante i giorni di riposo e “spese pazze” per un danno erariale al vaglio della Corte dei conti mentre il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha già parlato di “quadro di illegalità diffusa”. Ma Anelli getta acqua sul fuoco: «Le notizie sono frammentarie, ma per quel poco che ci è stato possibile verificare necessitano di un approfondimento. Le anomalie in tutti i sistemi sono sempre possibili ma bisogna comprendere se rientrano in una “patologica fisiologia” o in veri e propri atti di truffa. La nostra impressione è che alcune delle anomalie riportate siano totalmente infondate e altre richiedano una contestualizzazione».
L’esponente della Fimmg fa l’esempio della questione delle ore aggiuntive contestate ai medici ospedalieri: «C’era un finanziamento regionale per pagare ore aggiuntive allo scopo di ridurre le liste d’attesa; certo questo altera il meccanismo previsto dalla legge nazionale, ma è stato autorizzato e aveva una finalità ben precisa… poi sui singoli casi naturalmente bisogna fare gli approfondimenti necessari». In generale Anelli segnala invece il forte aumento di rischio clinico e professionale dovuti al peggioramento delle condizioni lavorative e specialmente alla mancanza di personale: «Alcuni medici devono fare un numero di ore talmente alto che sfondano la soglia degli straordinari e a fine anno non vengono neppure retribuite».
Mercoledì, 30 Luglio 2014 – Doctor33
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