La Commissione industria lavora a un emendamento al dl Sviluppo per cancellare di fatto la norma della Spending review che ha reso obbligatorio per il medico la prescrizione del principio attivo del farmaco e non una marca del medicinale
di Adele Lapertosa | 15 novembre 2012 | Il Fatto Quotidiano Economia & Lobby
Non sono neanche trascorsi tre mesi da quanto è entrata in vigore, che il Parlamento sta già cercando di affossare la norma, introdotta con la Spending review, che rende obbligatorio per il medico prescrivere il farmaco tramite il suo principio attivo, e non più con il nome commerciale. Udc, Lega, Pdl e Pd hanno presentato infatti quattro emendamenti fotocopia al dl Sviluppo, in cui l’obbligo di prescrivere il principio attivo diventa una “facoltà”. Del resto questa norma era stata maldigerita e avversata fin da subito, non solo dal mondo dell’industria farmaceutica, ma anche dai medici generici, che si sono visti “defraudati” del loro ruolo prescrittivo, e nelle scorse settimane circolava già l’idea al Senato che delle modifiche sarebbero potute passare con emendamenti al dl Sviluppo. Detto, fatto.
Secondo la proposta presentata, “il medico che curi un paziente, per la prima volta, per una patologia cronica, ovvero per un nuovo episodio di patologia non cronica, per il cui trattamento sono disponibili più medicinali equivalenti, indica nella ricetta del Ssn la denominazione di uno specifico medicinale. Il medico ha la facoltà di aggiungere il principio attivo”. Netta la contrarietà espressa dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, secondo cui la norma sulla prescrizione del principio attivo “è equilibrata e non vedo ragioni per non continuare sulla strada della valorizzazione della cultura e della pratica del farmaco equivalente che fa risparmiare i cittadini e l’Ssn. Mi sembra un’iniziativa individuale di singoli senatori, non dei partiti”.
La norma vigente, ribadisce Balduzzi, “dà la facoltà al medico di orientare i pazienti e i farmacisti. Quando c’&