Il copione è sempre lo stesso: le farmacie indugiano nell’incertezza e qualcuno più veloce di loro le brucia sulla partenza. Rischia di accadere anche per il recapito a domicilio dei farmaci, uno dei nuovi servizi che il d.lgs 153/2009 aveva lanciato in pompa magna la bellezza di due anni fa. Finalmente sta per partire in undici regioni dello Stivale, ma a proporlo non sono né le farmacie né le loro cooperative, bensì un’azienda privata – la Farexpress – con sedi in franchising in una quarantina di città. In sintesi la formula è quella dei vecchi pony express degli anni ’80: il cliente chiama, il fattorino va dal medico a ritirare la ricetta, passa dalla farmacia e quindi consegna a casa i medicinali. Il servizio è a pagamento e quindi può essere richiesto da chiunque: non solo persone disagiate o anziani, ma anche avvocati troppo presi dal lavoro per fare la fila dal medico o manager che lavorano dieci ore al giorno e a fare da sé non troverebbero mai la farmacia aperta. C’è persino la possibilità dell’abbonamento annuale con tessera, che dà diritto anche a prestazioni infermieristiche (domiciliari), prenotazione di esami e così via (guarda caso, altri servizi del decreto Fazio).
E le farmacie? A Firenze, dove giovedì la Farexpress si è presentata con una conferenza stampa alla quale erano presenti assessori comunali e provinciali, si resta per il momento a guardare. «L’azienda ci ha contattato per illustrarci il servizio» spiega Marco Nocentini Mungai, presidente di Federfarma Toscana «pensano di offrire ai titolari pacchetti di abbonamento da regalare ai clienti più affezionati. La nostra preoccupazione è che sia salvaguardata la libertà di scelta: da quello che ci hanno detto i pony porteranno le ricette soltanto nelle farmacie indicate dai clienti, ma il timore è che nel tempo qualcuno possa essere tentato di usare il sistema per accaparrarsi clientela. Staremo all’erta, anche se sugli aspetti deontologici dovrà essere soprattutto l’ordine a vigilare». «Infatti vigileremo» conferma il presidente, Andrea Carmagnini «in linea di principio tutti i servizi che vanno incontro alle esigenze dei cittadini sono i benvenuti, le nostre preoccupazioni – per le quali effettueremo verifiche – riguardano la tutela della privacy e il rispetto delle regole: trasporto, conservazione, recapito eccetera».
Resta intanto il fatto che i titolari si sono fatti battere sul tempo da un privato che non ha atteso convenzioni o tariffari Asl: certo che il servizio sarebbe stato così gradito da spingere i cittadini a pagare pur di averlo, si è buttato senza tanti indugi. «E’ vero non è la prima volta che succede» ammette ancora Nocentini «forse in questo caso ci ha frenati l’idea che fosse comunque importante conservare il rapporto diretto con il paziente». Già ma così le farmacie rischiano di non parlare più con il cliente neanche per telefono: provvede a tutto un pony. Forse sarebbe stato meglio giocare d’anticipo.
13 febbraio 2012 – Farmacista33