Internet è ancora una ‘area grigia’ nella legislazione italiana ed europea che regola la pubblicità sui farmaci ai pazienti, da parte delle aziende che producono medicinali. Parola di Roberto Cursano, avvocato dello studio professionale associato Baker & McKenzie, che a Roma durante il convegno ‘La comunicazione verso i cittadini in sanità’, organizzato da Business International, ha fatto il punto della situazione sulle norme vigenti in materia nel nostro Paese e su quelle di riforma in discussione a livello europeo.
Cursano [nella foto a sinistra], che ha seguito varie industrie in questo settore, ha ricordato che "in Italia vige ancora oggi il decreto legislativo 219/2006, che ha recepito una direttiva europea del 2001. Una norma vetusta, dunque, che non tiene conto soprattutto del grande sviluppo del web, negli ultimi 10 anni. Ci sono poi le linee guida emanate dal ministero della Salute nel febbraio 2010, ma solo sui farmaci senza obbligo di ricetta, quelle di Farmindustria e Assobiomedica su internet e la giurisprudenza della Corte di Giustizia Ue.
Nel frattempo, in Europa si discute una proposta di direttiva comunitaria sull’informazione al pubblico dei medicinali soggetti a prescrizione medica, che è in continuo divenire e al centro di critiche da parte di vari Paesi, timorosi, soprattutto, che aprire alla pubblicità diretta ai cittadini possa far innalzare la spesa farmaceutica nazionale".
Con la sentenza del 5 maggio 2011, "la Corte di Giustizia Ue ha sancito che è possibile pubblicare sul web la riproduzione fedele della confezione di un farmaco, il foglio illustrativo e il riassunto delle caratteristiche del prodotto. E’ però vietato il rimaneggiamento e la selezione delle informazioni, compatibili con lo scopo pubblicitario.
La Corte ha anche fissato che la diffusione di informazioni via internet è consentita esclusivamente attraverso il sistema detto ‘pull’, quindi conseguente a una ricerca attiva da parte dell’utente, e non quello ‘push’: chi naviga deve cercare informazioni e non trovarle attraverso finestre indesiderate, come i pop-up".