Le cooperative dei medici di famiglia creano una lobby. Alla luce del sole, senza trucchi e senza inganni: i medici scelgono questa strada per farsi conoscere da governo e regioni diffidenti, per cambiare una convenzione che sospende il giudizio su di loro e per aiutare il sindacato a spiegare quali vantaggi tali forme associative possano offrire alla professione. Così nasce l’associazione nazionale delle cooperative mediche, Ancom, che raggruppa oltre cento coop di categoria.
All’idea – presentata a Fiuggi al quarto congresso del Consorzio nazionale delle coop mediche (Cncm) guidato dal beneventano Crescenzo Simone – ha aderito anche Antonio Di Malta del CoS, il Consorzio Sanità. Il patto si traduce anche, almeno per ora, in un “alt” alle cooperative che non sono di servizio per i medici di famiglia, ma offrono prestazioni sanitarie dirette ai pazienti. Del resto, almeno da un anno, il sindacato leader della medicina generale, la Fimmg guidata da Giacomo Milillo ha scelto la formula della società di servizio per permettere ai medici di procurarsi personale, tetto e computer senza dover aspettare che sia l’Asl, vessata da altri problemi, a metterli a disposizione.
Per inciso, Milillo era a Fiuggi per rimarcare che nella parte pubblica resiste ancora molta prevenzione sul ruolo esercitato delle coop.
Fonte: MedWeb del 5 ottobre 2009 – versione on line del Corriere Medico