A due anni dalla liberalizzazione voluta dall’ex ministro Bersani, il cittadino sembra continuare a preferire la farmacia tradizionale. Infatti le parafarmacie all’interno dei supermercati e sul territorio assorbono, per quanto riguarda i farmaci senza obbligo di prescrizione, i soli che possono distribuire, solo il 2 per cento del mercato. È quanto emerso nel corso della tavola rotonda "Farmaco quale prospettiva per il futuro: prodotto di largo consumo o risorsa chiave per la salute del cittadino?" che si è svolta nell’ambito del convegno promosso dall’Ordine provinciale dei farmacisti al Polo Zanotto. A sottolineare il dato, il rappresentante stesso di una catena di parafarmacie aperte nelle grande distribuzione, Alessandro Pedrina. «Da un questionario che abbiamo distribuito», ha spiegato, «è emerso che il cittadino sceglie la parafarmacia nel supermercato per comodità di orario, continuato per 12 ore, e di parcheggio. Non è sottolineata la convenienza, in quanto è minima, quantificabile in 10 euro all’anno per una famiglia». Non vengono però meno i timori sollevati dai farmacisti sulla riforma, sempre convinti che aver portato il medicinale fuori dalla farmacia abbia innescato, come ha sottolineato Andrea Mandelli, vicepresidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, un processo pericoloso: la mercificazione del farmaco. «Non un prodotto per ripristinare la salute», ha detto, «ma una semplice merce della quale diventa logico parlare solo in termini di convenienza, sconto, risparmio». In discussione, per i farmacisti, non è la professionalità del collega che lavora nelle parafarmacie. Ma la proprietà di queste ultime: grandi aziende che rispondono a logiche puramente commerciali, come ha risposto Franco Caprino, segretario nazionale di Federfarma, il sindacato dei titolari, ad Antonio Tognoni, coordinatore regionale veneto dell’Unione nazionale consumatori, che sottolineava in termini di risparmio per l’utente la bontà della riforma Bersani. Il valore aggiunto della farmacia tradizionale è secondo i farmacisti quello di garantire un servizio sanitario al cliente. «Molto efficaci sono le campagne di prevenzione oncologica e delle malattie cardiovascolari», hanno confermato Roberto Mora, segretario dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Verona, e Mara Vezzani, del servizio farmaceutico della Regione Veneto, «ma soprattutto la farmacovigilanza conoscendo la storia medica del cliente, il farmacista impedisce l’acquisto di medicinali che potrebbero interagire pericolosamente con altri già assunti». E.Z. L’Arena di Verona del 26/05/2008 p. 11
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