Un’inchiesta condotta da Altroconsumo nei quattro paesi del gruppo Euroconsumers rileva non solo come cambino da un paese all’altro indicazioni, effetti collaterali e interazioni, ma come pure, nonostante le recenti disposizioni comunitarie, i foglietti illustrativi continuino a risultare di difficile comprensione
Se l’euro ha eliminato a quasi tutti i cittadini europei il fastidio di cambiare valuta e il trattato di Shengen quello di esibire un documento di identità uscendo dai patri confi ni, non altrettanto ha fatto l’Emea per quanto riguarda l’armonizzazione e la semplifi cazione dei foglietti illustrativi che dovrebbero essere ovunque identici in ambito UE. Al momento però questa "identicità" vale solo per alcune centinaia di farmaci mentre, per tutti gli altri (valore stimato in alcune migliaia) vale ancora la regola che ogni stato agisce come crede. Questo (e altro) emerge in un circostanziato studio realizzato da Altroconsumo nei quattro paesi del gruppo Euroconsumers (Italia, Belgio, Spagna e Portogallo) dopo un’attenta analisi qualitativa delle confezioni e dei foglietti illustrativi di 18 farmaci. Oggetto dell’esame sono prodotti di vario tipo (lassativi, sciroppi per la tosse, antistaminici, contraccettivi ecc.), sotto varie forme (compresse, spray, colliri ecc.) venduti con lo stesso nome nei quattro paesi dell’inchiesta. I farmaci esaminati possono essere acquistati direttamente dai pazienti, o solo su ricetta medica, e sono stati sottoposti a procedure di autorizzazione diverse (da parte delle autorità sanitarie dei singoli paesi, dall’Emea o tramite mutuo riconoscimento perché già autorizzati in uno Stato dell’Unione). In ogni caso sono medicinali molto diffusi e tra i più venduti nei quattro Stati presi in esame. «Si tratta di un annoso problema – conferma Paola Minghetti dell’Università degli Studi di Milano – che più volte le Agenzie regolatorie hanno tentato di risolvere; esiste infatti una certa discrezionalità nella conduzione degli studi e dei risultati ottenuti e, conseguentemente, di quanto riportare sul foglietto illustrativo. Quello che viene scritto sul foglietto illustrativo infatti dipende anche dai test clinici che sono stati effettuati e da come alcuni dati vengono interpretati. Questo porta a una discrepanza nella segnalazione degli effetti collaterali quindi, entro un certo margine, può esserci una certa discrezionalità. Le agenzie regolatorie stanno cercando di creare uniformità e omogeneità, ma non sempre riescono a imporsi nello stesso modo sulle scelte aziendali». La lettura dei fogli illustrativi Parallelamente a questo studio, è stata condotta anche una ricerca sul comportamento dei pazienti negli stessi paesi del gruppo Euroconsumers (sono stati coinvolte circa 10.000 persone di cui 2.200 italiane), da cui emerge che la stragrande maggioranza degli intervistati – con percentuali che si aggirano intorno all’80-90% – legge l’intero foglietto se acquista il farmaco per la prima volta. In Italia, per esempio, lo fa l’89% di coloro che acquistano per la pri-ma volta un medicinale da banco e l’88% in media nei quattro paesi dell’inchiesta. Percentuali molto vicine a quelle registrate per i farmaci da prescrizione: l’81% per gli italiani contro l’82% degli altri paesi. Altroconsumo valuta positivamente il dato sottolineando una volta di più la necessità che i "bugiardini" riportino le informazioni nel modo più chiaro possibile. Per contro, un italiano su cento, pari a circa 400.000 persone, ammette di non leggere mai il foglio illustrativo in nessuna parte mentre il 20% dichiara di averlo buttato mentre ancora assumeva il farmaco. Valori più o meno simili sono stati riscontrati per quanto riguarda le indicazioni presenti sulle confezioni (sempre di farmaci da automedicazione) con percentuali medie nei quattro pae