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Invecchiamento e consumo di farmaci

Ma è veramente così? Lo studio è in effetti piuttosto articolato ed è difficile da interpretare in modo univoco. Certo le industrie – come Sirchia ha avuto modo di sottolineare con una certa verve polemica – giocano comunque un ruolo importante nell’aumento della spesa farmaceutica. Il cuore della ricerca, svolta da Mapelli, riguarda l’analisi dei consumi farmaceutici nel 2000, relativi a una grande Asl del Nord. Tre i punti salienti: l’identikit dei consumatori, l’effetto dell’abolizione del ticket e le proiezioni al 2010. Il primo punto esaminato parte dal presupposto che oggi il Sistema Informativo Sanitario manca di un criterio per suddividere i pazienti. Un fatto che rende più difficile governare la spesa. In riferimento alla Asl presa in esame, gli anziani che numericamente sono il 16% degli assistiti, assorbono il 49,7% delle confezioni e il 46,9% della spesa farmaceutica lorda. La spesa è indotta, evidentemente, in particolare dai malati cronici, che sono il 52,7% dei pazienti. Nell’ambito delle malattie croniche (63,8% di tutta la spesa), l’ipertensione assorbe le maggiori risorse (38,5%), seguita dal diabete (14,9%) e dai tumori (12,3%). E i ticket? La loro abolizione nel 2001, peraltro messa in discussione nel corso della tavola rotonda dallo stesso Enrico Morando, Vicepresidente della Commissione Programmazione economica e bilancio Senato e membro della maggioranza di centro-sinistra che aveva deciso il provvedimento, ha fornito all’autore della ricerca lo spunto per un’analisi dei comportamenti degli assistiti rispetto a questa partecipazione diretta allaspesa. La conclusione è stata che l’elasticità (ossia la reattività che si ha alle variazioni di prezzo) dei consumi all’abolizione del ticket è stata piuttosto bassa. Segno che il grosso della spesa farmaceutica è a domanda rigida e che il provvedimento non ha granché calmierato i consumi. In sintesi: c’era poco da ridurre.
Di Marco Malagutti
Fonte
Conferenza stampa, Milano, 14 febbraio 2005
Da www.dica33.it

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